La crisi di André Villas-Boas
Ascesa e declino dell'allenatore del Chelsea, ex prodigio dalla storia più unica che rara, che si gioca il suo futuro domani contro il Napoli
di Antonello Guerrera
L’allenatore della squadra di calcio del Chelsea si chiama André Villas-Boas, è portoghese e a Londra per tutti è “AVB”. La sua storia è unica nel panorama degli allenatori europei: è fatta di consuetudini ribaltate, di luoghi comuni smentiti, di grandi fortune e vittorie, e da qualche mese anche di notevoli difficoltà, e quindi di ritorno dei luoghi comuni, di possibile restaurazione delle consuetudini.
Villas-Boas è arrivato a guidare una delle più forti squadre d’Europa a soli 33 anni – un’età in cui si gioca, di solito, invece di allenare – e senza avere mai giocato a calcio, cosa molto rara: non era famoso per i suoi trascorsi da calciatore, come è capitato ad altri giovani allenatori come Allegri, Mancini, Luis Enrique, Guardiola o Montella. Villas-Boas ha avuto la fortuna di essere molto bravo e soprattutto di aver vissuto, quando aveva 15 anni, nello stesso palazzo di Oporto in cui viveva sir Bobby Robson, grande allenatore inglese che in quel momento guidava la squadra della città, il Porto. Un giorno Villas-Boas prese coraggio e andò a trovare Robson, dicendogli che da grande avrebbe voluto fare l’allenatore. Robson lo prese con sé affidandogli qualche incarico minore e da lì è cominciata una carriera fulminea e vertiginosa, passata per l’Académica e culminata con i quattro trofei vinti in un solo anno col Porto.
A soli 34 anni Villas-Boas ha già accumulato molti record. È il più giovane tecnico della storia del calcio ad aver vinto un trofeo europeo, cioè l’Europa League con il Porto l’anno scorso, che ha alzato all’età di 33 anni e 213 giorni. Villas-Boas è anche l’allenatore che è costato di più nella storia del calcio. L’anno scorso, infatti, aveva ancora un contratto pluriennale con il Porto. I migliori club d’Europa lo volevano subito. Alla fine il Chelsea del magnate russo Roman Abramovich per fargli rompere il contratto con il Porto ha pagato una penale di circa 15 milioni di euro. Sono cose che normalmente avvengono nelle trattative per i calciatori: quasi mai per gli allenatori.
Il Chelsea non è una squadra qualsiasi per Villas-Boas, così come Villas-Boas non è un allenatore qualsiasi per il Chelsea. Villas-Boas viene considerato infatti l’erede di un altro leggendario allenatore portoghese passato dal Chelsea: José Mourinho. Villas-Boas è stato l’assistente di Mourinho al Porto tra il 2001 e il 2004, quando era poco più che ventenne e con Mourinho vinse tutto in Portogallo e in Europa. Come Mourinho, Villas-Boas parla un sacco di lingue, tra cui anche un ottimo italiano. Il suo schema preferito, come quello di Mourinho, è il 4-3-3, con una grande intercambiabilità di ruoli. Il bello della storia però finisce qui, perché questi primi mesi di Villas-Boas sulla panchina del Chelsea sono stati un disastro.
In campionato il Chelsea è oggi al quinto posto, ha vinto solo due delle ultime dieci partite ed è apparso spesso molle e decisamente meno forte delle due squadre di Manchester, il City e lo United. In FA Cup, la coppa nazionale inglese, ha pareggiato in casa con il modesto Birmingham. Resta solo la Champions League, e domani il Chelsea affronterà il Napoli nell’andata degli ottavi di finale. In campionato l’ultimo obiettivo rimasto è il quarto posto, che permetterebbe al Chelsea di qualificarsi in Champions League e ricevere dall’UEFA una cinquantina di milioni di euro di diritti tv, fondamentali per un club che negli ultimi anni ha speso moltissimi soldi.
I giocatori sono divisi tra quelli che stanno dalla sua parte e quelli che non lo seguono più: tra questi molti della vecchia guardia, alcuni più grandi di lui, e molti osservatori sostengono che per i campioni anziani e affermati – il Chelsea ne ha parecchi, forse troppi – sia complicato accettare le direttive e le decisioni di un allenatore più giovane e inesperto di loro. Il problema sarebbe umano, quasi sociologico, prima che tecnico. La settimana scorsa, dopo la sconfitta in campionato del Chelsea per 2-0 contro il modesto Everton, il Guardian ha raccontato di una vera e propria rivolta dei giocatori contro Villas-Boas, che li rimproverava di non aver giocato bene. Lui ha detto di avere «la fiducia incondizionata di Abramovich» e che «l’importante è che a sostenere il mio progetto sia lui, non i miei giocatori». Durante il pareggio in casa con il Birmingham di sabato scorso, mezzo stadio del Chelsea ha cantato: Sacked in the morning! You’re getting sacked in the morning!. Cioè: “Domattina sarai licenziato”.
foto: Michael Regan/Getty Images