Continuano gli scontri in Senegal
Le foto delle manifestazioni e delle violenze a meno di una settimana dalle elezioni presidenziali: ieri sono morte altre due persone
Sono proseguiti per il quinto giorno consecutivo in Senegal gli scontri tra manifestanti e polizia, a meno di una settimana dalle elezioni presidenziali del paese, già molto contestate. Nelle ultime ore i disordini hanno preso una piega non solo politica ma anche religiosa, e questo ha preoccupato numerosi osservatori e politici senegalesi. Tutto è cominciato quando, la scorsa settimana, la polizia ha attaccato con gas lacrimogeni una moschea del centro della capitale Dakar, durante la preghiera del venerdì, per errore. L’attacco ha generato le proteste indignate dei musulmani più osservanti che anche ieri hanno fomentato gli scontri tra manifestanti e polizia, durante i quali sarebbero morte almeno due persone, secondo i media senegalesi.
Ieri centinaia di manifestanti hanno occupato diversi isolati di un quartiere del centro della capitale e hanno eretto barricate contro la polizia, contro la quale hanno lanciato pietre ed altri oggetti. Gli agenti hanno risposto con i gas lacrimogeni e, secondo alcune testimonianze, anche sparando proiettili di gomma. Dal centro di Dakar le proteste si sono poi estese a numerosi altri quartieri in periferia come HLM, Parcelles, Castor e Rufisque. Durante gli scontri si sono sentiti cori come “Allah è grande”, “C’è un solo Dio, Allah”. Uno scenario inusuale in Senegal, che è un paese a maggioranza musulmana (il 90 per cento dei cittadini è islamico) ma che è anche uno dei paesi più stabili dell’Africa: non ha mai subìto un colpo di Stato ed è generalmente poco affetto dagli estremismi religiosi.
Le proteste in Senegal sono iniziate lo scorso 27 gennaio, quando la Corte costituzionale senegalese ha approvato la ricandidatura dell’85enne presidente in carica Abdoulaye Wade alle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo 26 febbraio. La decisione di far correre Wade per un terzo mandato è stata contestata da molti suoi oppositori, perché la Costituzione senegalese teoricamente ne prevede solo due. Lo scorso gennaio, nella stessa circostanza, la Corte Costituzionale aveva deciso di escludere dalle presidenziali anche il celebre cantante Youssou N’Dour, perché, secondo i giudici, molte firme a sostegno della sua candidatura non erano valide.
foto: AP/Rebecca Blackwell