«Gli manca solo la Prova del Cuoco»

I pregi e le cose che il governo tecnico può migliorare secondo Matteo Renzi, intervistato oggi dall'Unità (sulla comunicazione Monti è molto avanti)

Oggi l’Unità pubblica una lunga intervista con il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che riconosce il clima di condivisione che si è formato intorno alle scelte del governo Monti. Secondo Renzi, al governo tecnico mancano però un “anima”, un vuoto che dovrebbe colmare la politica, e la capacità di rendersi sempre conto della vita reale delle persone. Nell’intervista spiega anche che chi fa politica deve avere un rapporto stretto con la comunicazione, cosa che Monti ha capito bene e rapidamente: «gli manca solo di partecipare alla prova del cuoco e poi è stato ovunque».

Lei è silente, ultimamente. Il premier ha messo sul tavolo molti temi da lei indicati alla Leopolda («41 punti su cento del nostro programma», disse lei stesso). Non è che Monti ha tolto metri alla sua corsa?

«Chiariamo subito: sono entusiasta del clima attorno a questo governo. E orgoglioso da italiano della reputazione internazionale ritrovata. La convergenza di idee non è un problema mio, ma di chi definì quelle proposte della Leopolda come vecchie, anni 80, oppure “alla Blair” (uno che le elezioni le vinceva…). E magari adesso in parlamento vota tutte queste vecchie idee».

Il cambio di passo, allora.

«Va bene parlare di taxi, per carità, io imporrei lo scontrino fiscale ai tassisti. Ma quando affrontiamo le liberalizzazioni dobbiamo indicare le banche, le assicurazioni, le vere lobby. E comunque, nel calendario della politica, oggi il tema è un altro».

L’anima.

«Sono del Pd, per il mio partito vedo un’opportunità, uno spazio enorme, drammatico: la diseguaglianza sociale nel Paese».

Si è spostato a sinistra del Pd?

«No, sono sempre stato accanto ai cittadini. Ci parlo, tocco con mano quello che l’Ocse ha scritto in numeri: il divario fra ricchi e poveri è cresciuto negli ultimi vent’anni, in Italia più che altrove. Io vedo famiglie confrontarsi con la difficoltà di arrivare a fine mese. Se nasce un figlio, i genitori hanno la preoccupazione di non farcela: non è giusto. Questo i tecnici possono non vederlo, ma i politici…».

Lo vedono?

«Poco. Noi sindaci siamo in prima linea, ma un tempo lo erano anche i parlamentari, che il venerdì dovevano tornare al collegio, fra la gente che li aveva eletti, e ascoltare i loro problemi. Oggi ci torna solo il 10% di loro».

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