L’accordo di Milano con le banche
Dopo le accuse di truffa aggravata sui derivati, il Comune riceverà circa 450 milioni per chiudere il contenzioso, scrive Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera
Come scrive Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, il comune di Milano ha trovato un accordo con le banche Deutsche Bank, Depfa Bank, Jp Morgan e Ubs, accusate da tempo di aver truffato il Comune nella rinegoziazione del suo debito nel 2005, quando aveva sottoscritto bond “derivati” trentennali a tasso variabile. Secondo l’accusa, 11 dirigenti di queste banche all’epoca avrebbero ingannato il Comune (con il concorso di due alti dirigenti comunali) procurandosi circa 100 milioni di profitti a scapito della città. Il Comune ha accettato un risarcimento di circa 450 milioni spalmati in 20 anni (con il reinvestimento da parte della città di 300 milioni in titoli di Stato italiani depositati presso le banche) per chiudere il contenzioso e ritirare la denuncia per truffa aggravata.
Una clamorosa transazione a sorpresa tra Comune di Milano e banche internazionali, negoziata per mesi in gran segreto dal direttore generale Davide Corritore con i quattro istituti di credito sotto il pungolo delle imputazioni di truffa aggravata sostenute in Tribunale dal pm Alfredo Robledo, rimpingua il bilancio di Palazzo Marino di una somma quasi pari all’intero deficit del 2012: oltre 450 milioni di euro, dei quali circa 40 in cassa subito e il resto spalmato sui prossimi 20 anni in modo che ogni stagione il Comune possa contare su circa 20 milioni di interessi da investire in spese e servizi. Un meccanismo ventennale che azzera qualunque rischio futuro per il Comune, e la cui architettura prevede oltretutto il reinvestimento da parte di Palazzo Marino di 300 milioni in titoli di Stato italiani depositati presso le banche, le quali accettano di chiudere proprio il «derivato» oggetto delle censure del pm.
Le tedesche Deutsche Bank e Depfa Bank, l’americana Jp Morgan e la svizzera Ubs, da mesi sono infatti sotto processo in Tribunale (insieme a 11 loro dirigenti) nell’ipotesi che abbiano truffato il Comune (con il concorso dell’allora direttore generale di Palazzo Marino, Giorgio Porta, e del consulente Mario Mauri) nella rinegoziazione trentennale nel 2005 del debito di Palazzo Marino. Questi contratti «derivati» per gestire il rischio di tasso d’interesse — cioè costruiti su strumenti finanziari agganciati a un valore che «deriva» da quello di attività sottostanti come valute, merci, titoli, indici — avrebbero garantito alle banche 100 milioni di profitti, corrispondenti ad altrettante perdite per il Comune, celati sotto posizioni finanziarie squilibrate in partenza e commissioni bancarie non evidenziate.
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Prendendo spunto dalla vicenda di Milano, il Sole 24 Ore ha pubblicato una mappa che mostra efficacemente come sono messe le amministrazioni locali con i titoli derivati.