Costa Concordia, i rischi per l’ambiente
Greenpeace ha pubblicato un documento sui problemi ambientali e per l'uomo causati dal relitto, intanto prosegue lo svuotamento dei serbatoi
18.00 – Con una nota sul suo blog ufficiale, Costa Crociere ha annunciato una proroga di 45 giorni per aderire all’accordo siglato con quindici associazioni dei consumatori il 27 gennaio 2012: secondo l’accordo, a cui avrebbero aderito finora circa il 30 per cento dei passeggeri della nave da crociera, i naufraghi che sono rientrati subito a casa dopo l’incidente e non sono rimasti feriti riceveranno 11.000 euro, più 3.000 di rimborso per il viaggio.
— — —
Greenpeace ha pubblicato ieri un documento in cui spiega i rischi per l’ambiente che vengono dalle sostanze pericolose presenti a bordo del relitto della nave Costa Concordia. Il documento parte da un elenco che era stato pubblicato già il 27 gennaio dalla Protezione Civile, in base a dati forniti dall’armatore. Greenpeace segnala che alcuni termini dell’elenco sono troppo generici e non precisano le sostanze chimiche di cui si sta parlando, cosa che rende difficile stabilire se, per esempio, a bordo della nave ci fossero insetticidi potenzialmente dannosi o innocui per l’uomo. L’associazione ambientalista sottolinea poi i rischi che vengono dalla tonnellata circa di candeggina che trasportava la nave, e spiega perché il carburante è pericoloso:
Giustificato timore viene dai possibili effetti di una fuoriuscita delle 2.400 tonnellate di carburante stivate nella Costa. Per dare un’idea, lo sversamento di sole quattrocento tonnellate dello stesso carburante dalla portacontainer “Rena”, che si è incagliata in una barriera corallina della Nuova Zelanda, ha ucciso circa 20 mila uccelli marini e inquinato chilometri di costa. Il combustibile in questione è costituito per lo più da IFO 380 (intermediate fuel oil), un carburante particolarmente denso e quindi ancor più pericoloso, che è stato addirittura vietato nella navigazione in Antartico dalla Convenzione Internazionale Marpol per la prevenzione dell’inquinamento da navi. L’IFO 380 è irritante per gli occhi e la pelle, e tra i suoi componenti c’è anche una sostanza cancerogena, il benzo(a)pirene, in grado di risalire la catena alimentare e arrivare a contaminare l’uomo.
Oltre ai carburanti (e ai grassi per i motori) e ai detergenti, Greenpeace dice che altri pericoli vengono dalle molte migliaia di oggetti che sono contenuti nella nave, dal vestiario all’arredamento, che possono disperdersi nell’ambiente e depositarsi sul fondale: questi rifiuti solidi possono rilasciare molte sostanze nocive con il passare del tempo.
Sull’isola del Giglio sono iniziate da due giorni le operazioni per vuotare i serbatoi della nave dal carburante, un processo molto lento ma che è necessario prima di procedere alla rimozione del relitto. Ieri è terminato lo svuotamento del secondo serbatoio di prua, 410 metri cubi di carburante che sono stati rimossi a una velocità di circa 8 metri cubi all’ora. Sul piano legale, ieri sono state pubblicate le motivazioni della sentenza del Tribunale del riesame di Firenze che, lo scorso 6 febbraio, ha confermato gli arresti domiciliari per Francesco Schettino (il suo legale ne chiedeva la revoca, mentre la Procura di Grosseto chiedeva che tornasse in carcere).
foto: AP Photo/Giorgio Fanciulli