Da dove vengono i cuori
Slate prova a fare chiarezza sulla misteriosa origine della forma del cuore, che oggi è un po' ovunque
Già migliaia di anni fa si credeva che il cuore, inteso come muscolo cardiaco, fosse la sede fisica delle passioni umane. Ed è indubbia la somiglianza tra il cuore in quanto organo e la forma del cuore che impariamo a conoscere come simbolo dell’amore, di un seme delle carte francesi e delle magliette I Love New York disegnate da Milton Glaser. In questo giorno non casuale, Slate ripropone un articolo del 2006 che prova a spiegare, con parecchi esempi, da dove viene una delle forme più usate e abusate al mondo.
L’ipotesi più probabile è che la sagoma del cuore sia ispirata alla forma del silfio (silphium), un frutto ormai estinto che cresceva in una ristrettissima zona costiera dell’attuale Libia e il cui seme aveva, appunto, la forma di un cuore. A causa della sua rarità il frutto era molto ricercato e la sua forma veniva impressa come decorazione sulle monete. Pur essendo usato prevalentemente per la conservazione dei cibi, si diceva che il silfio avesse proprietà anticoncezionali e per questo sia stato usato come antenato della pillola.
Secondo l’interpretazione della Chiesa cattolica il simbolo avrebbe origine della visione di Santa Margherita Maria Alacoque, alla quale nel 1600 apparve in sogno il Sacro Cuore di Gesù circondato da spine. Sicuramente l’evento religioso diede popolarità alla forma del cuore, che cominciò a essere replicata su vetrate e immagini sacre, ma è quasi certo che fosse usata già da secoli. Aristotele, infatti, lasciò una descrizione scritta dell’area anatomica che riteneva sede di passioni e sensazioni: ne parlava come di un organo arrotondato in cima e con una punta rivolta verso il basso, composto da tre “camere”. Da questa approssimativa descrizione i monaci medievali avrebbero tracciato tavole anatomiche, decisamente inesatte, in cui il muscolo cardiaco assomigliava molto alla stilizzazione attuale del simbolo del cuore.
La festa di San Valentino, invece, ricorderebbe l’anniversario dell’esecuzione di Valentino da Terni, ordinato vescovo del 197 a soli 21 anni e perseguitato dai romani a causa della sua opera di evangelizzazione dei pagani e infine decapitato per ordine dell’imperatore Aureliano. Secondo la leggenda il santo riusciva a ispirare amore nei giovani, riconciliare gli innamorati e renderli inseparabili: il culto del santo fu diffuso dai benedettini, ma l’abitudine di scambiarsi le “valentine” non emerse fino al 1600, in Inghilterra, e divenne veramente popolare in epoca vittoriana.
– Eros per caso, San Valentino spiegato da Leonardo Tondelli