I due attentati di oggi contro Israele
A Delhi e Tiblisi, e Netanyahu ne accusa l'Iran
Oggi pomeriggio in India e in Georgia ci sono stati due attentati contro le forze diplomatiche israeliane. Un’auto dell’ambasciata è esplosa a Nuova Delhi ferendo quattro persone: l’autista, la moglie di un diplomatico che si trovava sull’auto e due passanti. A Tiblisi, in Georgia, l’attacco a un veicolo dell’ambasciata israeliana è invece fallito perché la bomba è stata scoperta prima dell’esplosione.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha immediatamente accusato l’Iran e Hezbollah (l’organizzazione terroristica di ispirazione musulmana sciita) di essere «dietro» agli attentatori: «L’Iran, che è dietro a questi attentati, è il più grande esportatore di terrore nel mondo» ha detto Netanyahu. L’Iran, per voce di Mehdi Nabizadeh, ambasciatore iraniano a Nuova Dehli, ha invece respinto le accuse come «pure menzogne»: «Qualsiasi attacco terroristico è da noi condannato».
L’esplosione di Nuova Delhi è avvenuta verso le 15.15 ora locale a circa 300 metri dalla residenza del primo ministro indiano Manmohan Singh, nella zona di massima sicurezza della capitale vicino all’ambasciata: l’auto su cui si trovavano la moglie di un diplomatico israeliano e un autista è stata avvicinata a un incrocio da una moto con a bordo due persone che, secondo le prime ricostruzioni, avrebbero attaccato sul veicolo una bomba. Poco dopo, la macchina è esplosa, scaraventando la donna fuori dal finestrino, e ha preso fuoco.
L’attentato a Tiblisi, in Georgia, è stato invece evitato dal dipendente dell’ambasciata israeliana che ha notato un pacco attaccato sotto il veicolo su cui stava salendo e che ha chiamato la polizia. Gli agenti hanno trovato nel pacco una bomba e l’hanno disinnescata.
Lo stesso metodo (quello di un’autobomba fissata con un magnete) era stato usato per uccidere uno scienziato iraniano a Teheran l’11 gennaio scorso: l’Iran aveva in quell’occasione accusato Israele. Il doppio attacco è stato inoltre messo in relazione con l’anniversario dell’uccisione del capo militare degli Hezbollah Imad Mughniyeh, avvenuta il 12 febbraio 2008 a Damasco e attribuita a Mossad (i servizi segreti israeliani). Imad Mughniyeh era ricercato sia da Israele che dagli Stati Uniti che lo accusavano di essere tra i responsabili di numerosi dirottamenti aerei e attentati come quello contro l’ambasciata americana a Beirut nel 1982. Nel 2008, quando Imad Mughniyeh venne ucciso da un’autobomba, il movimento sciita aveva immediatamente accusato Israele di essere responsabile del «martirio».