La dura notte di Atene
Il parlamento greco ha approvato poco prima di mezzanotte la nuova manovra mentre per strada c'erano scontri ed edifici in fiamme
23,45. I voti a favore del piano hanno superato la maggioranza.
23,25. L’aula sta votando, per chiamata nominale.
23,18. Il premier Papademos ha terminato il suo intervento. Il voto è atteso tra poco.
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Nella centrale piazza Syntagma di Atene, già a partire dalle cinque (ora italiana) di oggi sono iniziati nel pomeriggio gli scontri tra la polizia e le migliaia di manifestanti che protestano contro l’ennesima manovra di austerità che il parlamento greco sta discutendo nella seduta di oggi pomeriggio. Il voto definitivo è atteso verso le undici di questa sera. La situazione nel centro di Atene in serata è davvero di guerriglia: alcuni manifestanti hanno scagliato bombe molotov contro la polizia, che ha risposto con i lacrimogeni e sono iniziati scontri intensissimi e distruzioni. Ci sono almeno quindici palazzi in fiamme e decine di feriti.
Intanto in parlamento il dibattito tra le forze politiche prosegue con difficoltà e si aspetta il voto intorno alla mezzanotte. La coalizione di partiti che sostiene il primo ministro Papademos ha dichiarato il proprio appoggio alle nuove misure richieste dalle istituzioni internazionali, il Fondo monetario internazionale e l’Unione Europea, ma nelle ultime ore numerosi parlamentari hanno annunciato di votare contro. Una ventina di membri del PASOK, il partito socialista greco, si è dichiarata contraria alle misure, mentre in Nuova Democrazia, formazione di centro destra, i contrari sarebbero in 13. Bisognerà comunque vedere come si comporteranno al momento del voto, dato che una bocciatura delle nuove misure (che restano molto impopolari) aprirebbe una crisi politica ancora più grave di quella attuale.
Già ieri Georgios Karatzaferis, leader del LAOS – movimento nazionalista di destra, che in passato si era detto favorevole alle manovre e che ha 15 deputati – aveva annunciato l’improvvisa decisione del suo partito di togliere l’appoggio al governo, pronunciando un discorso dai toni populisti contro l’austerità imposta dall’Europa e dalla Germania in particolare.