La campagna per i ciclisti britannici
È stata lanciata dal Times dopo l'incidente di una sua giornalista, fa delle richieste precise e sta ottenendo un grande successo
Il Times ha lanciato la settimana scorsa una campagna in favore dell’uso della bicicletta nelle aree urbane britanniche che sta avendo un rapido e grandissimo successo, Cities fit for cycling. Il quotidiano ha pensato alla campagna dopo che una sua giornalista di 27 anni, Mary Bowers, è stata investita da un camion a Londra mentre stava andando a lavorare in bicicletta, lo scorso 4 novembre. Bowers si trova in ospedale e non ha ancora ripreso conoscenza.
Dopo l’incidente, il giornale ha deciso di farsi promotore di una campagna per la sicurezza delle strade e per la maggior diffusione e tutela delle biciclette, sottolineando anche che i numeri dei ciclisti uccisi sulle strade britanniche, e a Londra in particolare, è in aumento. La campagna ruota intorno a un manifesto di otto punti:
– I camion che entrano in città devono essere obbligati per legge a montare sensori, avvisi sonori di sterzata, specchi aggiuntivi e barre di sicurezza per evitare che i ciclisti finiscano sotto le ruote.
– Bisogna identificare i 500 incroci più pericolosi, che devono essere ridisegnati o equipaggiati con semafori che diano la precedenza ai ciclisti e specchi che permettano agli autisti dei camion di accorgersi della presenza dei ciclisti.
– Deve essere tenuta un’inchiesta nazionale sui ciclisti urbani per scoprire quante persone usano la bicicletta nel Regno Unito e quanti ciclisti sono uccisi o feriti, per promuovere l’effettiva sicurezza dei ciclisti.
– Il 2 per cento del bilancio dell’Agenzia per le autostrade deve essere destinato a infrastrutture ciclabili di eccellenza. Ogni anno le città devono essere classificate in base alla qualità dei servizi per i ciclisti.
– Bisogna migliorare la formazione pratica di ciclisti e guidatori e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte centrale dell’esame di guida.
– Il limite di velocità standard in aree residenziali dove non ci sono piste ciclabili deve diventare di 20 miglia orarie [poco più di 30 chilometri orari, ndr].
– Le aziende devono essere invitate a sponsorizzare piste ciclabili e vie di grande scorrimento per il ciclismo, su modello del sistema di noleggio bici sponsorizzato da Barclays a Londra.
– Ogni città deve nominare un commissario per il ciclismo urbano che si occupi delle riforme a livello locale.
A solo una settimana dal lancio ufficiale, la campagna ha ottenuto il sostegno sia di David Cameron, che era noto per andare da casa sua a Kensington a Westminster in bici, prima di diventare primo ministro, e che si è personalmente espresso a favore di una campagna di sensibilizzazione in materia, sia dell’opposizione laburista, che si è detta favorevole alla proposta concreta di destinazione di parte dei fondi dell’Agenzia per le autostrade alla costruzione di infrastrutture per i ciclisti. Il Times scrive di avere già ricevuto 22.900 dichiarazioni scritte di supporto alla sua campagna, e che circa 1100 dei 50.000 visitatori del sito dedicato hanno scritto ai rispettivi parlamentari locali.
Un gruppo di parlamentari ha anche chiesto che venisse inserito nel calendario delle sedute un dibattito sulla sicurezza nel ciclismo, ottenendolo per il 23 febbraio prossimo. Il dibattito durerà tre ore e saranno presenti membri del governo. Intanto la tutela dei ciclisti sta diventando importante anche per le elezioni locali a Londra, dove si terranno il prossimo maggio, e in altre grandi città del Regno Unito: nel giorno del lancio della campagna, scrive il quotidiano, hanno aderito i consigli comunali di Liverpool, Birmingham, Leicester, Bristol, Newcastle, Manchester, Glasgow, Leeds, Sheffield e Belfast. Ieri in Italia è stata lanciata una campagna analoga, che riprende i contenuti della campagna del Times.
David Cameron in bici a Londra, nell’aprile 2009.
foto: AP Photo/Sang Tan