Guida alle presidenziali francesi
Si vota fra meno di tre mesi, Sarkozy è messo male ma la sinistra non vince un'elezione presidenziale dal 1988: le cose da sapere
Il prossimo 22 aprile si terrà in Francia il primo turno delle elezioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica francese. La Francia è una repubblica semipresidenziale, quindi il presidente ha molti poteri ed è sia capo di Stato che capo di governo. Si vota con il suffragio universale diretto: se nessun candidato raggiungerà la maggioranza assoluta dei voti al primo turno, il 6 maggio 2012 ci sarà un ballottaggio tra i due candidati che avranno ottenuto più preferenze. Il presidente della Repubblica francese dal maggio 2007 è Nicolas Sarkozy, di centrodestra: i sondaggi lo danno attualmente per sfavorito ma non escludono una sua rimonta ai danni del principale candidato dell’opposizione, il socialista François Hollande.
I candidati principali
Nicolas Sarkozy (Unione per un Movimento Popolare, UMP)
Il presidente uscente è anche il candidato per le prossime elezioni per l’UMP, il partito di centrodestra conservatore e liberista, ma non ancora ufficialmente: molto probabilmente annuncerà la sua candidatura il prossimo marzo. La sua popolarità è particolarmente bassa da diversi mesi, stabile intorno a un misero 25 per cento: Sarkozy paga la difficile situazione economica del paese e l’impressione che, in Europa, la Francia non riesca ad avere il peso dell’influenza della Germania, finendo così per subirla. La presidenza di Sarkozy è stata colpita da diversi scandali che hanno riguardato anche molto da vicino il presidente, da ultimo quello che ha coinvolto a gennaio sua moglie Carla Bruni per un presunto utilizzo irregolare di fondi a favore delle sue attività filantropiche. Ma il repertorio è ricco: si va dall’affaire Karachi, una vecchia storia di finanziamenti illeciti durante la campagna elettorale del 1995, al caso Bettencourt, che riguarda i finanziamenti illeciti che sarebbero arrivati all’UMP e a Sarkozy prima della sua elezione nel 2007.
François Hollande (Partito Socialista, PS)
François Hollande, 57 anni, è il candidato dell’opposizione del Partito Socialista, di cui è stato leader dal 1997 al 2008, il periodo dei due risultati abbastanza disastrosi alle presidenziali del 2002 e del 2007. È il candidato più mainstream all’interno del suo partito: gli viene riconosciuta affidabilità sia dall’ala sinistra che dalla parte – piuttosto minoritaria – che ha posizioni più moderate e centriste. I suoi avversari, anche all’interno del partito, lo dipingono invece come eccessivamente incerto e conciliante. Fino al clamoroso arresto a New York nel maggio scorso, il candidato favorito per le primarie (e per la presidenza) era un altro, l’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss-Kahn (l’inchiesta si è conclusa con un’archiviazione ad agosto). La candidatura di Hollande, semplicemente, non esisteva, e i sondaggi lo davano intorno al 5 per cento.
Hollande è diventato il candidato ufficiale del PS (e di un suo piccolo alleato, il Partito Radicale della Sinistra, PRG) dopo che lo scandalo Strauss-Kahn ha eliminato il “vincitore annunciato” delle primarie francesi. Con una campagna equilibrata e ben gestita, Hollande ha acquistato a poco a poco punti nei sondaggi e ha vinto le primarie, concluse lo scorso ottobre, superando fin dal primo turno Martine Aubry anche se con un po’ meno voti del previsto (il 39 per cento). Le primarie sono state notevoli soprattutto per il misero risultato di Ségolène Royal (ex compagna di Hollande e già sconfitta da Sarkozy alle elezioni del 2007) e per quello oltre le aspettative di un candidato piuttosto estremista, Arnaud Montebourg. Da quando è diventato il candidato ufficiale, Hollande ha confermato le sue capacità politiche, dimostrando di capire gli umori popolari e non risparmiando neppure lui gli attacchi contro le banche e la finanza, uno dei temi principali di questa campagna elettorale.
Marine Le Pen (Fronte Nazionale, FN)
53 anni e figlia del fondatore del Fronte Nazionale e attuale presidente onorario, l’83enne Jean-Marie Le Pen, Marine Le Pen guida un partito di estrema destra, anti-immigrazione e statalista in politica interna, nazionalista e euroscettico in politica estera. Suo padre si candidò cinque volte alla presidenza e ottenne il risultato migliore nel 2002, quando arrivò fino al ballottaggio perdendo contro Jacques Chirac. Marine Le Pen si è concentrata negli ultimi mesi su temi economici: ha parlato più volte contro la grande finanza internazionale e il liberismo dell’UMP, e si dice favorevole a un forte protezionismo per l’economia francese e a una almeno parziale nazionalizzazione delle banche. Ha dimostrato di aver raccolto bene l’eredità paterna e il suo partito ha ottenuto alcuni risultati importanti in una serie di elezioni locali, soprattutto nel nord della Francia.
François Bayrou (Movimento Democratico, MoDem)
60 anni, Bayrou è già stato candidato alle presidenziali del 2002 e del 2007, quando venne eliminato al primo turno ma ottenne ben il 18 per cento dei voti. È un ex professore di storia che guida un partito moderato ed europeista, da lui fondato nel 2007 dopo le elezioni presidenziali. Si è progressivamente distanziato dalle posizioni di centro-destra dell’UMP, portando avanti il difficile progetto di una “terza via” centrista al solido bipolarismo francese. Nel 2002 e nel 2007, prima rifiutando di confluire nel partito da cui sarebbe nato l’UMP, poi fondando il suo Movimento Democratico, ha provocato spaccature tra gli altri politici di centro, ma si è sempre dimostrato capace di tenere dalla sua parte una solida percentuale di elettori.
I sondaggi
Alla fine del 2011, al momento delle primarie socialiste, la popolarità di Sarkozy era precipitata sotto il 35 per cento. A settembre, l’opposizione di sinistra aveva vinto la maggioranza al Senato per la prima volta in cinquant’anni. Ma da allora, Sarkozy ha iniziato un’offensiva in grande stile, soprattutto attraverso una serie di discorsi televisivi (molto criticati, anche se lui ha assicurato di parlare “come presidente” e non “come candidato”). Nell’ultimo, il 29 gennaio, ha annunciato misure contro i mercati finanziari tra cui una tassa sulle transazioni finanziarie, che però ha poche speranze di successo se varata solo dalla Francia, e misure per rendere più competitivo il mercato del lavoro.
I sondaggi delle ultime settimane mostrano tre cose: la popolarità di Sarkozy è molto bassa ma stabile (intorno al 25 per cento), quella di Hollande continua a essere superiore ma è in calo (30 per cento circa), e i due altri sfidanti principali sono forti, con il Fronte Nazionale sopra il 15 per cento, e il partito centrista di Bayrou intorno al 12 per cento. Anche se Hollande è ancora il favorito, nessuno dei due candidati principali sembra riuscire a conquistare l’elettorato francese, da una parte disilluso e stanco della presidenza Sarkozy e dall’altro poco convinto dalle abilità di leadership di Hollande e del centro-sinistra, che non governa in Francia da dieci anni e non esprime un presidente da Mitterrand, nel 1988. Alcuni elementi potrebbero rendere la vittoria di Hollande meno scontata di quanto appariva pochi mesi fa: l’effetto-primarie sembra ormai passato, Sarkozy è noto per dare il meglio in campagna elettorale, supportato dalla solidità dell’UMP, mentre Bayrou e Le Pen potrebbero approfittare della generale sensazione di scontento.
foto: ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images