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  • Martedì 7 febbraio 2012

L’emergenza gas è una cosa seria?

Non è il panico che si legge in giro, ma vi spieghiamo bene come funzionano, dove arrivano e cosa succede alle forniture del gas con cui ci scaldiamo

di Emanuele Menietti - @emenietti

A causa del freddo intenso degli ultimi giorni, sono aumentati sensibilmente i consumi di gas per il riscaldamento delle abitazioni e degli uffici. Ieri sono stati consumati 452 milioni di metri cubi di gas, una quantità enorme a un passo dal record del 17 dicembre 2010, quando furono 459. Maggiori consumi comportano la necessità di ottenere più quantità di gas, perché l’Italia ne produce pochissimo ed è costretta a importarne dall’estero la maggior parte. Agli attuali ritmi, spiegano gli esperti, la situazione dovrebbe rimanere critica ma gestibile, a patto che le forniture via mare e metanodotti proseguano regolarmente senza intoppi.

Rete gas
Il gas in Italia arriva principalmente attraverso i gasdotti, cioè attraverso una rete estesissima di tubi provenienti dai principali produttori esteri che confluiscono nei centri di raccolta e ridistribuzione sul nostro territorio nazionale. Si stima che l’85 – 90 per cento dei circa 80 miliardi di metri cubi annui di gas importato sia trasportato attraverso i gasdotti. I principali punti di ingresso sono sostanzialmente quattro: al nord ci sono quelli del Passo Gries (Svizzera), per il gas proveniente da paesi come l’Olanda e la Norvegia, e di Tarvisio (Udine) per il gas dalla Russia; a sud ci sono quelli di Mazara del Vallo (Trapani) per il gas algerino e di Gela (Caltanissetta) per il gas libico. Il restante 15 – 10 per cento di gas viene importato allo stato liquido via mare su apposite navi cisterna, che lo scaricano presso i due rigassificatori attivi nei pressi di Rovigo e La Spezia. In queste strutture il gas torna in forma gassosa e successivamente immesso nella rete di distribuzione.

Dipendenza
L’Italia è altamente dipendente dall’estero per il gas non solo perché ne produce poco, ma anche perché lo utilizza come principale fonte energetica per le proprie attività (40 per cento). Per l’energia dipendiamo al 90 per cento dall’estero. I dati forniti dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, riferiti al 2010, parlano chiaro: la domanda all’epoca è stata pari a 83 miliardi di metri cubi di gas, ma il nostro paese da solo è stato in grado di produrne solamente un decimo. Circa 74,7 miliardi di metri cubi di gas sono stati importati per soddisfare la domanda. Anche altri paesi mantengono una certa dipendenza dal gas, la Germania, per esempio, nel 2010 ha avuto una domanda di 96,7 miliardi di metri cubi e ne ha dovuti importare 84,1. Nel complesso è la stessa Europa dei 27 ad avere un estremo bisogno di gas: su una domanda complessiva di 538,3 miliardi di metri cubi di gas, nel 2010 ne ha prodotti circa 200 miliardi, dovendo importare le quote restanti.

Le quote estere
Dall’Algeria l’Italia importa la quota più significativa di gas: circa 28 miliardi di metri cubi all’anno sia attraverso gasdotto sia con il sistema delle navi cisterna e dei rigassificatori. Dalla Russia arrivano le seconde forniture più importanti per quantità annua pari a 22,5 miliardi di metri cubi di gas. Dal Nord Europa vengono importati mediamente 7,8 miliardi di metri cubi di gas all’anno, mentre dalla Libia 9,4. Infine, via nave arrivano forniture anche dal Qatar per circa 7,1 miliardi di metri cubi.

Stoccaggio
Attraverso un complesso sistema di gestione delle quote, oltre a quello immesso nella rete di distribuzione, parte del gas importato e prodotto nel nostro paese viene conservata per far fronte ad eventuali emergenze. Queste riserve, che vengono chiamate “stoccaggi”, forniscono gas aggiuntivo quando i consumi aumentano e non è possibile alzare immediatamente le importazioni. Appartengono per il 95 per cento a Eni tramite la controllata Snam. Si stima che in Italia ci siano riserve per 14,7 miliardi di metri cubi di gas. A seconda delle loro condizioni, possono fornire tra i 150 e i 260 milioni di metri cubi di gas ogni giorno compensando eventuali ammanchi da altre fonti. Degli stoccaggi fanno anche parte i 5,1 miliardi di metri cubi di “riserve strategiche”, che di solito vengono intaccate solo in casi di estrema emergenza per non lasciare il paese completamente scoperto ed esposto.

Emergenza
Come ha ribadito il ministro dello Sviluppo economico e dei Trasporti, Corrado Passera, la situazione in Italia in seguito all’aumento dei consumi per il freddo è critica, ma non deve portare a grandi preoccupazioni. Il sistema in effetti è relativamente in equilibrio, ma è comunque al limite: può, cioè, reggere solamente a patto che non si verifichino malfunzionamenti su più di una linea di ingresso del gas alla volta. Le preoccupazioni hanno riguardato in questi giorni il rigassificatore nei pressi di Rovigo, dove le navi metaniere non riescono ad attraccare a causa del mare molto mosso. Il gasdotto proveniente dalla Russia dà qualche ulteriore preoccupazione perché negli ultimi giorni ha consegnato volumi inferiori rispetto al solito, perché parte delle risorse sono state dirottate verso i paesi dell’Est dove ci sono state minime anche intorno a -30 °C. Infine c’è il problema del gas libico: l’Eni ha fatto un grande sforzo per ripristinare le forniture dopo la rivolta che ha portato alla fine del regime di Gheddafi, ma la situazione non è ancora del tutto stabile.

Interrompibili e centrali a olio
Per assicurare le forniture alle famiglie, il Comitato di crisi del ministero dello Sviluppo ha disposto il contenimento delle forniture alle imprese con particolari contratti, che prevedono l’interruzione della fornitura di gas in casi di emergenza. È una delle soluzioni adottate in queste circostanze per risparmiare da subito il gas e compensare così l’aumento della domanda da parte di abitazioni, edifici pubblici e uffici. Il governo ha anche autorizzato l’avvio delle centrali elettriche a olio combustibile, che di solito non funzionano a pieno regime perché troppo inquinanti.

Energia in Italia
Tra i dati più recenti ci sono quelli del Gestore Servizi Energetici (GSE) riferiti al 2010. Il gas naturale contribuisce per il 44,9 per cento alla produzione di energia elettrica in Italia. Il carbone contribuisce per il 10,8 per cento e gli altri combustibili per il 7,1 per cento. Nel complesso, la produzione da fonti tradizionali termiche è pari al 63,8 per cento, cui si aggiunge il 22,8 per cento di energia elettrica realizzato con fonti rinnovabili.

2006
Benché facesse meno freddo rispetto a quest’anno, qualcosa di simile a quanto sta avvenendo oggi si verificò nel 2006 con la crisi del gas tra la società russa Gazprom e l’Ucraina, paese attraverso il quale passa il gasdotto che alimenta tra gli altri l’Italia. Gli “interrompibili” subirono diversi distacchi per quasi un mese e fu autorizzata la messa in funzione delle centrali a olio combustibile per risparmiare gas. Il governo decise, inoltre, di usare circa un terzo delle riserve strategiche del paese. La crisi del gas ebbe un costo di circa 400 milioni di euro per la collettività.