Il primo ministro rumeno si è dimesso
Emil Boc ha lasciato l'incarico dopo settimane di proteste contro il governo e le misure di austerità
Il primo ministro della Romania, Emil Boc, si è dimesso. La decisione arriva dopo settimane di proteste e manifestazioni contro il governo e le sue politiche di austerità. Nelle scorse settimane Boc aveva licenziato il suo ministro degli Esteri, Teodor Baconschi, a causa delle sue dichiarazioni critiche nei confronti dei manifestanti. Boc ha detto ai suoi colleghi di partito di aver preso questa decisione “per non compromettere la stabilità economica del paese, che dopo due anni di gravi difficoltà ha chiuso positivamente il 2011” e per “distendere le tensioni politiche e sociali”. Il presidente rumeno Traian Băsescu ha subito nominato un nuovo premier ad interim, ossia il ministro della Giustizia del governo di Boc, Cătălin Marian Predoiu. Tuttavia, non è ancora chiaro se Predoiu guiderà l’attuale governo in attesa di una nuova nomina del presidente o se toccherà a lui formarne un altro. Predoiu è un ex rappresentante del Partito liberale, ma dal 2008 viene considerato un indipendente.
La Romania è una repubblica semipresidenziale. Il presidente rumeno in questo momento è Traian Băsescu, politico di centrodestra eletto per un secondo mandato nel 2009. Emil Boc era stato eletto nel 2008. La Romania attraversa un periodo particolarmente delicato e difficile. Dopo una crescita molto positiva nei primi anni del decennio, la crisi finanziaria del 2008 ha portato a una grossa contrazione dell’economia (del 7 per cento nel 2009 e dell’1,3 per cento nel 2010) e a una pesantissima recessione. Nel 2009 lo Stato aveva sottoscritto con il Fondo Monetario Internazionale un prestito da due anni per 27,5 miliardi di euro, allo scopo di ridurre il debito e rilanciare la ripresa economica.
Nel frattempo il governo, soprattutto nel 2010, ha varato misure di austerità e tagli crescenti: gli stipendi dei dipendenti pubblici sono stati ridotti di un quarto, le tasse sono state aumentate e l’IVA è salita dal 19 al 24 per cento. La disoccupazione è ferma al 5,1 per cento, ma secondo alcuni analisti il dato è incompleto perché non comprende coloro che non ricevono più il sussidio di disoccupazione ma non hanno ancora un lavoro. Il livello di corruzione nel paese, intanto, è rimasto molto alto (la Romania è il terzo paese europeo più corrotto, secondo l’UE) e tutti questi fattori hanno composto nel tempo un quadro sociale di grande disuguaglianza e ingiustizia. Il tutto in un contesto nazionale in cui solo 6,7 milioni di persone pagano le tasse (ma alcuni dicono addirittura 5), su 21,5 milioni di abitanti.
(Le foto delle proteste in Romania)
foto: Diego Azubel-Pool/Getty Images