Quando parla Monti
«C’è qualcosa di incantatorio, di stregonesco, nell’autorevolezza comunicativa del presidente del Consiglio», scrive Annalena Benini immaginando i prossimi temi che il capo del governo saprà farci digerire
Annalena Benini commenta oggi sul Foglio l’ipnotica capacità del Presidente del Consiglio Mario Monti di introdurre nel dibattito temi “delicati” raccogliendo indulgenze che altri politici non sono mai stati in grado di meritare.
Quando, la prossima volta, Mario Monti dirà, verso mezzanotte perché preferisce coglierci la sera tardi, nel torpore casalingo: “E adesso le signore possono consegnare nelle urne apposite le fedi nuziali, i gioielli e le lavapiatti di ultima generazione, beni necessari e urgenti per la crescita del paese e per il consenso internazionale, e i signori le chiavi delle automobili e delle case. Sono piccole rinunce, ma l’Italia ce la farà”. Oppure: “Fare la fame non è un tabù”, e lo dirà con quell’aria rasserenante, tutti annuiranno, compunti, diranno beh, in effetti ha ragione, e cosa vuoi che sia un anello, che monotonia il bilocale, sono provvedimenti necessari. Ci sarà un minimo sindacale di indignazione, soprattutto in rete, ma i più resteranno composti, sobri, riflessivi, i politici normalmente guerriglieri abbasseranno gli occhi e le signore cominceranno a slacciarsi le collane di perle e a lavare le pentole a mano. Perché Monti, con quella faccia, con quel tono, con quegli occhiali, può dire tutto ciò che vuole.
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