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  • Venerdì 3 febbraio 2012

Chi è Carla Cantone

Presente sui giornali e spesso ospite di programmi televisivi, è ‪l'agguerrito segretario generale della Spi-Cgil, il sindacato italiano dei pensionati ‬

Carla Cantone è segretario della Cgil pensionati dal giugno 2008. Dopo aver studiato psicopedagogia ha iniziato subito a lavorare: nel 1969 è entrata nell’Ospedale Policlinico di Pavia, nello staff del Responsabile del Dipartimento di Fisica sanitaria. Per i due anni successivi ha insegnato come volontaria nei “corsi delle 150 ore”, per consentire agli operai di conseguire il diploma di scuola superiore. È dopo quell’esperienza che nel 1971 decide di iscriversi alla Cgil dove, come componente del Consiglio dei delegati del Policlinico San Matteo di Pavia, ha iniziato la sua carriera sindacale.


Nel 1975 è entrata nella Segreteria provinciale unitaria della Federazione lavoratori ospedalieri e dopo due anni è diventata Segretario generale della Funzione pubblica di Pavia. Nel 1984 è diventata Segretario generale della Fillea, gli edili della Cgil, sempre a Pavia. Nel 1986, a Roma, è entrata nella Segreteria nazionale della Fillea, come Responsabile della contrattazione nel settore cemento, laterizi, lapidei ed edilizia. 
A dicembre del 1992 viene eletta segretario generale della stessa categoria, incarico che la impegnerà fino al 2000, anno del suo ingresso nella Segreteria nazionale della Cgil. Nel maggio 2006 ha assunto l’incarico di Responsabile dell’organizzazione della Cgil. Il Direttivo dello Spi Cgil, l’11 giugno 2008, l’ha eletta segretario generale della categoria.

Il governo Monti:
Lo scorso 10 gennaio, ospite a Ballarò ha detto: «Il governo Monti parlando di equità aveva creato grandi aspettative. Ma noi questa equità non l’abbiamo ancora vista. Il vero problema non è dove investire ma è la mancanza di soldi da investire, mancano i risparmi e quelli che ci sono già si assottigliano»

«Non siamo più di fronte ad un governo tecnico che è sceso in campo per risollevare le sorti di questo paese ma ci troviamo davanti un governo squisitamente politico che ha scelto di far pagare i costi della crisi a chi è più debole ed esposto e che ha individuato nei pensionati la categoria da colpire lasciando invece inalterati i privilegi, le grandi rendite e i grandi patrimoni». (12 dicembre 2011, in occasione dello sciopero di 3 ore indetto da Cgil, Cisl e Uil)

Pensioni e lavoro
«Pensioni e lavoro vanno di pari passo e non possono essere temi slegati se non si vuole costringere una generazione di giovani ad avere come unica prospettiva quella di una pensione da fame. Occorre, pertanto, farla finita con il continuo ricorso al lavoro nero e precario e con l’idea che i licenziamenti facili e senza giusta causa risolvano il problema della crescita del paese.
Se si vuole quindi mettere mano ai privilegi presenti nel nostro sistema previdenziale, si cominci con l’eliminare quelli che riguardano la classe politica, i manager, i dirigenti e tutti quelli che hanno un’elevata retribuzione da lavoro e da pensione. Le risorse recuperate dovrebbero poi essere destinate a creare un fondo nazionale per l’occu­pazione dei giovani. Occorre, inoltre, intervenire sulle vergognose anomalie che esistono tra il fondo pensionistico dei lavoratori dipendenti (che è in attivo) e quello dei manager e dei dirigenti clamorosamente in passivo.
L’esigenza di recuperare risorse deve essere colmata con altri interventi, che non tocchino chi è più debole e più povero, ma che colpiscano finalmente chi è ricco e chi non ha ancora mai pagato».

Qualche suggerimento
«Tassare i capitali scudati non dell’1,5% ma almeno del 5%; aumentare l’aliquota di chi ha un reddito alto, sopra i 75 mila euro ma evidentemente Monti ha deciso di fare un regalo a Berlusconi; una vera patrimoniale e non limitarsi alla facciata, agli yacht e ai macchinoni; abbattere gli sprechi della politica, mentre i privilegi restano intatti, così come quelli dei supermanager come ci ricorda la liquidazione di Guadagnini; ridurre drasticamente le spese militari e l’acquisto dei super-caccia.
Se non bastasse potrei aggiungere dell’altro, per esempio un intervento nei confronti dei fondi pensione a cui i lavoratori autonomi contribuiscono per il 20%, i parlamentari addirittura per 1’8%, mentre i lavoratori dipendenti sonocostretti a versare il 33%.
Invece si vanno a colpire sempre i più deboli, si seguita nella politica dei tagli senza investimenti per lo sviluppo, tagli alle pensioni, alla sanità, ai servizi, tasse sulla casa. Così si aggrava la condizione delle famiglie che funzionano anche come ammortizzatore sociale di ultima istanza per i giovani a cui sono negati lavoro e futuro». (da un’intervista su Il Manifesto)