Il nuovo responsabile delle carceri in Italia è Giovanni Tamburino
Lo ha nominato oggi il governo: sostituisce Franco Ionta, del quale questa settimana l'Espresso racconta storie di sprechi di denaro pubblico
Il Consiglio dei ministri ha ufficializzato oggi la nomina di Giovanni Tamburino a capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, cioè responsabile delle strutture carcerarie. Tamburino, magistrato di lungo corso che si è già occupato di carceri, sostituisce Franco Ionta, del quale l’Espresso parla diffusamente questa settimana in un’inchiesta – che dà anche la copertina al giornale – raccontando storie di scandali e sprechi di denaro. La vicenda è stata ben ricostruita anche da questo articolo di Eleonora Martini sul Manifesto di oggi.
Con l’inchiesta sulle «Carceri d’oro» che L’Espresso pubblica oggi sul numero in edicola, cala il sipario su Franco Ionta, l’ex capo del pool antiterrorismo della procura di Roma che da oggi – se il consiglio dei ministri formalizzerà la decisione della Guardasigilli Paola Severino – sarà sostituito al vertice del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ruolo che ricopriva dal 2008 per volere di Angelino Alfano. Al suo posto andrà non un altro pubblico ministero, com’era d’uso negli ultimi tempi, ma l’attuale presidente del Tribunale di sorveglianza di Roma, Giovanni Tamburino, che al Dap è già passato come direttore dell’ufficio studi e ricerche dal 1999 al 2005. Giudice istruttore negli anni ’70 a Padova, condusse inchieste sull’eversione neofascista nel Veneto e anche sul Sid, il servizio segreto della difesa. Fu Tamburino a scoprire l’organizzazione segreta «Rosa dei Venti», ma i sindcati di polizia penitenziaria – che pure in questi anni hanno più volte criticato Ionta – oggi non sembrano gioire di questa nuova nomina: «Non ci servono teorici del diritto – ha protestato Donato Capece, segretario del Sappe – ma magistrati con esperienze di sicurezza sul campo».
Alla decisione del ministro Severino parrebbe aver contribuito l’inchiesta già anticipata sul sito dell’Espresso che rivelerebbe lo «scandalo» di un mega appartamento di 170 metri quadri su due livelli con terrazzo «in una delle zone più belle di Roma, tra via Giulia e Piazza Farnese» ristrutturato al costo di oltre 400 mila euro e destinato come residenza «di lusso» al capo del Dap, ma mai utilizzato da Ionta. Ma in realtà lo scoop giornalistico sembrerebbe più che altro un pretesto. «Un normale avvicendamento», l’ha definito la ministra Severino convocando con urgenza mercoledì pomeriggio Franco Ionta che fino a pochi giorni prima sembrava riconfermato al suo posto, malgrado le frizioni con il nuovo esecutivo emerse fin dai primi giorni del governo Monti. Era la fine di dicembre, infatti, quando il consiglio dei ministri lo aveva già sollevato dall’incarico di commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, sostituendolo con il prefetto Angelo Sinesio, ex funzionario dell’Amministrazione Civile del ministero dell’Interno. Un ruolo che Ionta aveva svolto con tale entusiasmo da mettere a punto in breve tempo un piano per la costruzione di 20 nuovi padiglioni da aggiungere in alcune delle 206 carceri italiane e di 11 nuovi istituti penitenziari dislocati nei territori «più a rischio», secondo lo stesso estensore del piano. Un progetto da parecchie centinaia di milioni di euro e per un totale di 9.150 posti detentivi.