Sei cose sull’ingresso in borsa di Facebook
La tanto discussa offerta pubblica iniziale potrebbe arrivare entro la fine della settimana, cambiando il futuro del social network
Dopo mesi di indiscrezioni e incertezze, questa settimana Facebook dovrebbe infine presentare i documenti per entrare in borsa attraverso una offerta pubblica iniziale (initial public offering, IPO). Secondo diversi analisti finanziari, la società sarebbe intenzionata a raccogliere circa 10 miliardi di dollari dalla collocazione delle azioni, cosa che porterebbe la sua valutazione complessiva intorno ai 75 – 100 miliardi di dollari. Si tratterebbe di una delle più grandi IPO nella storia degli Stati Uniti e la più rilevante degli ultimi anni per le società attive sul Web, un risultato ancor più notevole se si considera che Facebook esiste da meno di otto anni. Sulla base delle informazioni circolate fino a ora, vi proponiamo sei cose da sapere sull’imminente quotazione in borsa del social network, prendendo spunto da un recente articolo del Guardian.
1. Facebook vale davvero così tanti soldi?
È la domanda cui cercano di rispondere da tempo gli analisti. Si tratta sicuramente della IPO più attesa del 2012 e degli ultimi anni, ma se la collocazione dovesse fermarsi a meno di 75 miliardi di dollari l’operazione potrebbe essere considerata una mezza sconfitta per Wall Street. C’è comunque da considerare che anche in questo caso la società avrebbe un valore superiore a quello della Disney (70 miliardi di dollari). La forza del social network sono naturalmente i suoi utenti: 850 milioni di persone in tutto, che ogni giorno visualizzano centinaia di milioni di annunci pubblicitari. Grazie a questi numeri, Facebook è già riuscito a superare i ricavi derivanti dalla pubblicità di una delle società più longeve del Web: Yahoo. Il social network detiene il 16,3 per cento del mercato della pubblicità online e si stima che entro il 2013 i ricavi derivanti dagli annunci saranno pari a 7 miliardi di dollari. Il sistema non è ancora molto redditizio se confrontato con società più “tradizionali” come Disney, che solo nello scorso anno ha accumulato 40 miliardi di dollari di ricavi.
2. Che cosa cambia per me?
Per gli utenti che affollano ogni giorno le pagine del social network non cambierà sostanzialmente nulla. Mark Zuckerberg, il cofondatore del sito, è da sempre convinto che uno dei segreti del successo di Facebook sia il continuo lavoro di aggiornamento e rinnovamento del sistema. Rispetto ai primi tempi, Facebook è cambiato notevolmente grazie all’aggiunta di nuove funzionalità e di profonde modifiche all’organizzazione dei suoi contenuti. L’introduzione delle novità continuerà anche dopo la IPO e, secondo alcuni, l’ingresso in borsa potrebbe rendere più sensibili i responsabili del social network sul tema, incentivando maggiori cambiamenti.
3. Tutto come prima?
Non completamente. Una offerta pubblica iniziale attira molte attenzioni da parte degli investitori e degli analisti, desiderosi di trarre il massimo profitto possibile. Facebook dovrà probabilmente rinnovare il proprio impegno per rendere più redditizi gli annunci pubblicitari, studiando nuovi sistemi e soluzioni per renderli più “social” e più pertinenti con i propri gusti e le proprie attività, come fa già da tempo Google con le sue pubblicità sul motore di ricerca e all’interno di altri servizi come Gmail.
4. Dovrò fare più attenzione a come Facebook tratta i miei dati?
È probabile che una volta in borsa la società sperimenti nuove strade per aumentare i ricavi, sfruttando – come abbiamo appena visto – nuovi sistemi per gli annunci pubblicitari. La società potrebbe decidere di usare politiche più invasive, sfruttando alcuni dati contenuti nei profili per rendere le pubblicità più pertinenti con i gusti dei singoli utenti, per esempio. Altre scelte potrebbero essere indirizzate a rendere più visibili i contenuti anche all’esterno del social network, riducendo alcune barriere per tutelare la privacy degli iscritti. Cose simili sono già accadute in passato e in alcuni casi sono costate a Facebook indagini governative e cause legali.
5. A che serve?
Facebook ha la necessità di ripagare i primi investitori che hanno deciso di mettere denaro nella società. Inoltre, il suo numero di azionisti è continuato ad aumentare e non è più compatibile con una gestione dell’azienda fuori dal mercato azionario vero e proprio. L’ingresso in borsa serve anche a raccogliere denaro pronto per essere speso per rafforzarsi. Dopo la sua IPO, Google fece qualcosa di analogo acquisendo alcune società ora diventate essenziali per la sua esistenza online come YouTube e il sistema per la pubblicità DoubleClick. Facebook potrebbe ottenere rapidamente una decina di miliardi di dollari, cifra sufficiente per compiere qualche acquisizione, forse nel settore dei dispositivi mobili. Ogni giorno centinaia di milioni di utenti accedono al social network attraverso tablet e cellulari, nuove soluzioni e risorse in questo ambito potrebbero rivelarsi utili per conservare il vantaggio sui concorrenti e incentivare l’uso di Facebook ovunque ci si trovi.
6. Ci sono rischi?
Secondo diversi analisti, la quotazione in borsa potrebbe cambiare la natura di Facebook e di conseguenza la sua capacità di produrre nuove idee. La società è una delle più valutate e considerate in tutto il mondo, ma fino a ora è riuscita a mantenere questo primato perché si è potuta comportare come una start-up. Questa condizione permette di sperimentare molto e prendersi qualche rischio in più, cose che diventano molto difficili da fare quando si ha la costante pressione di un grande azionariato che mira a risultati sempre in crescita e possibilmente nel breve periodo. Facebook dovrà coniugare le esigenze dei suoi azionisti con lo spirito che ha accompagnato fino a oggi lo sviluppo del social network, ma non sarà sempre facile.