Le elezioni in Kuwait
Domani si vota nel paese del Golfo che per primo ha istituito un Parlamento (e anche qui potrebbero vincere gli islamisti)
Domani si vota per le elezioni parlamentari in Kuwait. Sono elezioni importanti per varie ragioni. Innanzitutto, potrebbe essere la prima volta che nel piccolo Parlamento dello stato del Golfo (50 seggi) l’opposizione, seppur molto eterogenea, diventi maggioranza. Il Kuwait è stato il primo paese del Golfo, circa cinquant’anni fa, a istituire un organo democratico come il Parlamento e, seppur non si possa definire una democrazia totalmente compiuta, il Parlamento può in effetti esercitare qualche potere.
Più che proporre leggi, i deputati infatti possono bloccare, in diversi casi, quelle sottoscritte dal primo ministro e dal gabinetto di governo, che da molti anni vengono scelti della famiglia Al Sabah al potere. Non a caso, le elezioni sono state indette a causa della crisi di governo (la quarta in meno di sei anni) che ha convinto l’emiro Sabah Al Ahmad Al-Jaber Al Sabah a rimuovere dall’incarico di premier suo nipote Nasser Al Mohammed. La crisi è stata determinata da diverse accuse di corruzione contro Nasser che hanno coinvolto anche l’emiro Sabah, colpevole, secondo alcuni, di aver accreditato fondi pubblici su uno dei suoi conti in banca.
Domani potranno votare solo 400mila kuwaitiani su una popolazione totale di circa 3,6 milioni. I candidati sono 286, tra questi ci sono 23 donne (le donne sono entrate per la prima volta in Parlamento nel 2009). L’opposizione che non appoggia l’emiro Sabah, che conta al suo interno islamisti, salafiti, liberali, attivisti laici e che sinora non era andata oltre i 20 seggi, stavolta ne dovrebbe guadagnare almeno 36. Negli ultimi tempi sono cresciute le proteste contro il governo e ci sono stati anche diversi scontri tra manifestanti e la polizia in assetto antisommossa. Nel settembre scorso, migliaia di persone sono scese in piazza contro l’emiro. Nell’opposizione c’è chi vuole solo combattere la corruzione o riformare la politica kuwaitiana, ma c’è anche chi si ispira alle rivolte della cosiddetta Primavera araba.
Una vittoria dell’opposizione bloccherebbe dunque sicuramente molte decisioni del governo e potrebbe creare nuove tensioni in un Paese che, al momento, cresce poco rispetto ai suoi pari nel Golfo. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, negli ultimi 5 anni il Kuwait è cresciuto del 2,6 percento contro il 4,2 degli Emirati Arabi Uniti, il 5,7 del Bahrein e il 18 del Qatar.
Inoltre, dopo il ritiro dei soldati americani dall’Iraq, il Kuwait è tornato a essere il paese con la più grande base del Golfo per le truppe di terra USA e dunque è un avamposto fortemente strategico soprattutto dopo le recenti tensioni con l’Iran. Gli islamisti, ossia Fratelli Musulmani e salafiti, che non vedono di buon occhio la presenza americana, potrebbero ottenere circa venti seggi.
nella foto: una donna parla durante un comizio elettorale in Kuwait (AP Photo/Gustavo Ferrari)