L’Arabia Saudita prende delle precauzioni
Il governo distribuisce sussidi di disoccupazione e apre il mercato del lavoro a donne e giovani, anche per evitare di trovarsi una rivolta in casa
Negli ultimi tempi, l’Arabia Saudita ha preso decisioni molto importanti per riformare il suo mercato del lavoro. Come racconta il Wall Street Journal, le nuove norme hanno interessato soprattutto i giovani e le donne, per varie ragioni. Una di queste è evitare che si possano consolidare situazioni sociali favorevoli alla nascita di movimenti di protesta: l’Arabia Saudita ha un tasso di disoccupazione giovanile molto alto, oltre il 30 per cento, una cifra che è molto simile a quelle di Yemen, Siria, Egitto, Tunisia e diversi altri paesi di Nordafrica e Medio Oriente e che ha fatto preoccupare non poco le autorità saudite.
Oltre al rischio (comunque basso) di rivoluzioni, l’Arabia Saudita ha approvato le riforme perché il mercato del lavoro è ingessato da molto tempo, essendo organizzato prevalentemente così: i posti di lavoro statali sono occupati prevalentemente dai sauditi, mentre quelli del settore privato vanno soprattutto agli stranieri, che costano molto poco, circa un terzo dei sauditi. Nel 2010, per esempio, il settore privato ha incorporato 1,7 milioni di lavoratori stranieri contro soli 100mila sauditi. Questo sistema non è più sostenibile, in quanto lo Stato non ce la fa ad assumere i lavoratori sauditi e gli stipendi dei dipendenti pubblici, che assorbono il 40 per cento del budget dello Stato, sono sempre più gravosi per le sue finanze.
In primo luogo l’Arabia Saudita ha licenziato migliaia di lavoratori stranieri per assumere al loro posto numerosi giovani, tra questi anche le donne che sino a poco tempo fa potevano svolgere generalmente solo alcuni lavori, come quelli nell’ambito dell’insegnamento e della sanità pubblica. Inoltre, il regno saudita ha concesso ricchi sussidi ai disoccupati di età compresa tra i 20 e i 35 anni (il provvedimento è del 2011 ma è stato messo in pratica in queste settimane), anche se sono stati assegnati solo a 500mila giovani sui 3,5 milioni che ne avevano fatto domanda. Infine, le autorità saudite proporranno presto altre riforme per un inserimento strutturale dei cittadini sauditi nel settore privato e soprattutto cambiare una mentalità molto diffusa nel Paese, per la quale molti cittadini non accettano i lavori più umili o comunque non adeguati alle loro aspettative.
nella foto: giovani sauditi durante un test in un centro per l’impiego (AP Photo/STR)