Il vertice europeo in 6 punti

Che cosa si è deciso ieri, che cosa è stato rimandato, chi ha vinto e chi ha perso: l'Italia se l'è cavata bene

(AP Photo/Philippe Wojazer, pool)
(AP Photo/Philippe Wojazer, pool)

Il vertice europeo di ieri a Bruxelles, al quale hanno partecipato tutti i leader dell’Unione Europea, ha approvato la bozza del Fiscal Compact, ossia il Trattato sull’Unione di bilancio che dal 2013 regolerà con leggi più ferree le politiche economiche dei singoli governi. Sono 25 i paesi che lo hanno approvato: oltre al risaputo no del Regno Unito, è arrivato anche il rifiuto da parte della Repubblica Ceca per «problemi procedurali» nel suo Parlamento (il paese si è riservato comunque la possibilità di approvare successivamente il Fiscal Compact).

Deficit
Confermata nel Fiscal Compact la “regola aurea” del pareggio di bilancio (che dunque dovrà essere inserita nelle singole costituzioni) per cui il rapporto deficit/PIL dei paesi membri non potrà avere un disavanzo superiore allo 0,5 per cento. Chi non rispetta questa regola verrà punito con una multa pari allo 0,1 per cento del PIL. Confermate le sanzioni già esistenti per chi supera il deficit del 3 per cento, che però ora saranno “semiautomatiche”, ossia potranno essere bloccate solo da un voto a maggioranza qualificata dei paesi membri.

Debito pubblico
Confermato l’obbligo di ridurre di un ventesimo all’anno la parte di debito pubblico che supera il 60 per cento. Era uno dei punti più temuti dal premier italiano Mario Monti: visto il debito pubblico italiano molto alto (120 per cento), in teoria un simile obbligo danneggerebbe notevolmente la futura crescita dell’Italia. Monti, tuttavia, è riuscito a convincere la Germania a non imporre, in questo caso, le sanzioni semiautomatiche. In più ci saranno delle “attenuanti” (già previste dal precedente Six Pack) per i paesi che non ridurranno il debito legate, tra le altre cose, all’entità del debito privato e all’andamento stesso dell’economia.

ESM
Acronimo di European Stability Mechanism, sarà il nuovo fondo salvastati europeo, di carattere permanente, che andrà a sostituire il vecchio EFSF (European Financial Stability Facility). Sull’ESM, però, ieri si è discusso molto poco e ogni decisione è stata rimandata a marzo. La Germania vuole aspettare l’approvazione finale del Fiscal Compact nonché il destino della Grecia, che in queste ore sta trattando con banche e creditori privati per evitare il fallimento. A marzo, dunque, si discuterà anche della sua dotazione. La cancelliera tedesca Angela Merkel non vuole andare oltre i 500 miliardi di euro, ma con il Fiscal Compact approvato potrebbe cedere e arrivare fino a quota 740 miliardi. In questo caso potrebbero arrivare altri fondi dalle altre principali economie mondiali (attraverso il Fondo Monetario Internazionale). Così l’ESM, il cosiddetto firewall per bloccare la speculazione sui debiti sovrani, potrebbe raggiungere una dotazione di 1.500 miliardi di euro.

Summit allargati
Per far fronte alla crisi, l’Unione Europea ha definito la nascita di nuovi summit dei 17 leader dell’eurozona che cercheranno di non escludere, nella definizione delle politiche economiche, i paesi UE che non adottano l’euro. È un punto su cui la Polonia è stata irremovibile e su cui si è giunti a un compromesso: si è deciso che i diciassette leader dell’eurozona potranno riunirsi da soli almeno due volte all’anno, a condizione che almeno una volta all’anno invitino anche gli altri stati membri.

Nuovi finanziamenti dall’UE
Nonostante le rigide misure sul rigore, il vertice UE di ieri era dedicato alla “crescita e all’occupazione”, soprattutto quella giovanile. In questo senso la Commissione europea ha deciso di versare 82 miliardi agli Stati in difficoltà per favorire l’occupazione. Non si tratta di denaro “fresco”, ma di vecchi fondi strutturali europei, non utilizzati in altri settori. All’Italia andranno 8 miliardi. La condizione che ha posto l’UE, tuttavia, è che le trattative tra governi e parti sociali per definire i destinatari finali di questi fondi vengano mediate da un “team di esperti” europei.

Mercato unico e liberalizzazioni
Sempre sulla crescita sono state decise altre misure, seppur più vaghe rispetto a quelle sul rigore. I paesi europei (ma non la Svezia, solo su questo punto, perché ha bisogno dell’approvazione del Parlamento) si sono impegnati a completare nei prossimi mesi il mercato unico europeo, ossia raggiungere una serie di accordi comuni per standardizzare e semplificare le leggi su brevetti, efficienza energetica, requisiti contabili, commercio elettronico, roaming nella telefonia mobile, diritti d’autore, pirateria informatica, tassazione alle imprese. Ogni governo, inoltre, dovrà presentare all’UE nelle prossime settimane «un piano nazionale per l’occupazione». In cambio la Commissione stilerà delle linee guida sulle politiche economiche e di occupazione e a maggio una bozza per nuove liberalizzazioni su telecomunicazioni, energia e trasporti.

foto: AP/Philippe Wojazer, pool