Il taglio agli stipendi dei parlamentari
Che cosa ha deciso ieri la Camera (evitando, tra le altre cose, un aumento di stipendio per i deputati)
L’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati ieri ha varato una serie di misure volte a contenere e tagliare gli stipendi dei deputati, dopo anni di polemiche e dopo il fallimento della commissione presieduta dal presidente dell’ISTAT Giovannini, che avrebbe dovuto individuare una media europea così da permettere al Parlamento italiano di adeguarsi. Queste le misure stabilite dall’ufficio di presidenza della Camera, oggi il Senato ne prenderà probabilmente di analoghe:
– taglio del 10 per cento dell’indennità di carica di circa 120 parlamentari, tutti quelli che percepivano da 1000 a 4000 euro perché, oltre a essere deputati, sono anche presidente dell’assemblea, vicepresidente, questore, segretario o presidente di commissione;
– taglio di 1300 euro lordi al mese, 700 euro netti, delle indennità di tutti i deputati;
– decurtazioni della diaria non solo per le assenze in aula e nelle commissioni ordinarie ma anche per le assenze nelle commissioni bicamerali, nelle commissioni di inchiesta e nelle delegazioni internazionali;
– il contributo per il portaborse da 3.690 euro resta forfettario per il 50 per cento, mentre l’altro 50 per cento sarà rimborsato dietro presentazione di ricevute e documentazioni: contratti di collaboratori, contratti di affitto, bollette, eccetera;
– anche i 1900 dipendenti della Camera, come già era successo ai deputati, passano dal sistema retributivo al sistema contributivo: l’età a cui potere avere accesso alla pensione di vecchiaia si alza a 66 anni.
Proprio relativamente al contributivo c’è una cosa da spiegare, su questi tagli. Il passaggio era stato fatto qualche mese fa, adeguando il funzionamento del trattamento pensionistico dei parlamentari a quello di tutti i cittadini ed eliminando così i vitalizi a cui potere avere accesso a partire dai 60 anni, in caso di due legislature, o dai 65 in caso di una legislatura. Solo che il nuovo sistema, cambiando regime e prelievi fiscali sulle buste paga dei deputati, avrebbe comportato il mese prossimo delle maggiori entrate per ogni parlamentare pari più o meno a 700 euro netti. Il taglio dell’indennità, quindi, assorbe ed evita quell’aumento.
I soldi sottratti alle indennità dei parlamentari confluiranno in un “fondo di accantonamento” a disposizione della Camera per pagare spese straordinarie e far fronte ai ricorsi. Oltre 20 deputati ed ex deputati, infatti, hanno già fatto ricorso contro la perdita del vitalizio.
– Quanto guadagnano i deputati
foto: LaPresse