L’Italia di Cronaca Vera
Il notevole documentario di Vice su come è fatto e perché il leggendario giornale che da decenni è trash e di culto assieme
La rivista Vice ha aperto sul suo sito una nuova sezione di documentari, Italica, «Storie dal Paese con la più alta percentuale di italiani»: il primo video è un notevole servizio su Cronaca Vera, settimanale cartaceo particolarmente economico che esiste dal 1969 e negli anni diventato non solo un giornale ritenuto di basso livello ma anche, inevitabilmente, un prodotto di culto per anticonformisti e amanti del trash. Seguito da un pubblico di lettori “di livello culturale basso”, Cronaca Vera ha maturato negli anni alcuni curiosi primati, tra cui quello di essere la rivista più letta nelle carceri. Nel breve documentario l’attuale direttore, Giuseppe Biselli, spiega con grande professionalità come viene realizzato un numero, quali sono i parametri tenuti in considerazione, come funziona il sistema di collaboratori e cosa costituisce lo scheletro della rivista: le rubriche.
«Io credo che Cronaca Vera si distingua dalle altre riviste soprattutto per l’onestà,» dice Gabriele Ferraresi, collaboratore che si è laureato con una tesi sulla rivista. Ferraresi spiega che, mentre gli altri rotocalchi rivolti allo stesso pubblico tendono a raccontare vite migliori rispetto a quelle dei propri lettori, Cronaca Vera racconta vite altrettanto modeste ma che hanno avuto una svolta drammatica. Insomma, fanno capire al lettore che c’è chi sta peggio.
E i lettori sono, da parte loro, molto attivi e legati al giornale: la redazione riceve mediamente, tuttora, circa 20.000 lettere l’anno, che sono state raccolte in un libro, Cara Cronica, a cura del collaboratore freelance Edoardo Montolli. Vice ha associato al video un’intervista a Giuseppe Biselli, il direttore.
Da quasi 40 anni si può trovare nelle edicole di tutta Italia un particolare settimanale di cronaca, stampato su carta di bassissima qualità, in bianco e nero, al costo di un euro. È costituito da 15 storie che vanno dalla cronaca locale alla nera, dalla violenza alla curiosità. Contiene rubriche come Il Racconto Giallo/Nero, che dà spazio a racconti noir, o I Misteri del Sesso, dove i lettori parlano candidamente dei loro problemi sessuali. I suoi titoli, inseriti in stridenti gialli e rossi, sono meravigliosi. […]
Vice: Com’è nato Cronaca Vera?
Giuseppe Biselli: All’inizio, nel 1969, erano in tre. C’era Garassini, il fondatore, che era già editore di Kent; c’era Bovarini, che ha curato l’aspetto grafico, che è rimasto praticamente invariato da allora. E poi c’era Perria, che scriveva. Perria veniva da ABC, dove faceva il caporedattore, la rivista dove scriveva pure Bianciardi.Era un giornale popolare.
Era un giornale assolutamente popolare. Non aveva eguali. L’editoria è cambiata in quel periodo, anche grazie ad ABC, che era un prodotto di rottura. Poi hanno preso il sopravvento Panorama e L’Espresso, perchè erano giornali più patinati, più… adatti. Comunque, Garassini ha preso Perria, l’ha tolto da ABC e l’ha fatto diventare direttore di Cronaca Vera. Ed è partito tutto.Qual era l’idea dietro alla fondazione di un nuovo settimanale di cronaca?
L’idea era che, in un paese in cui non si parlava bene di cronaca, c’era spazio per un giornale che parlasse solo di cronaca. Pensarono di non raccontare solo la cronaca politicizzata, la cronaca dei grandi fatti. Volevano anche quella vera, quella spicciola. Volevano essere vicini ai lettori. È partito un giornale che prendeva in considerazione la popolazione vera, quella che non conta, quella che non ha santi in Paradiso. Per esempio, avevamo la rubrica Lettere dalle carceri, tenuta da Bonazzi, che è un poeta ergastolano. Si è fatto 27 anni dentro, per cui sul carcere la sa lunga. È un esperto.E siete il giornale più letto nelle carceri.
Sì. Siamo molto felici di questo.Se dovessi spiegare Cronaca Vera ad un ragazzo di 12 anni che non sa niente dell’editoria, come la definiresti?
Sicuramente come un prodotto molto ancorato ad un periodo in cui lui non c’era. È un giornale non di cronaca, ma di storie.
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