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  • Lunedì 30 gennaio 2012

La battaglia a Damasco

La giornata di ieri in Siria è stata una delle più sanguinose dall'inizio della rivolta, che ormai è arrivata nella capitale

Ap Photo
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La giornata di ieri in Siria è stata una delle più sanguinose dall’inizio della rivolta dello scorso marzo. Secondo gli attivisti che si oppongono al presidente in carica Bashar al Assad, sarebbero morte almeno 60 persone in varie città del paese. Di queste, 26 sarebbero state uccise alla periferia della capitale Damasco, nelle zone di Kfar Batna, Saqba, Jisreen e Arbeen, a circa 5 chilometri dal centro. Qui si sono confrontati l’esercito del paese – con circa 2mila soldati e 50 carri armati, si dice – e quello dei disertori “della Siria libera”. Si tratta di una novità, in quanto Damasco è sempre stata una roccaforte di Assad e la situazione era stata più o meno sempre sotto il controllo del regime. Da parte sua, il governo dice che almeno 16 soldati sarebbero morti in “attacchi terroristici”.

Secondo gli attivisti, l’Esercito della Siria Libera avrebbe abbandonato strategicamente le sue posizioni nei sobborghi della capitale, ma sembra chiaro che oramai non si accontenta più di controllare buona parte delle città ribelli di Homs e Hama. La battaglia alla periferia di Damasco è giunta poche ore dopo l’annuncio della Lega Araba di sospendere la missione dei suoi osservatori (che però rimarranno nel Paese). Pochi giorni fa il regime aveva lanciato un’altra dura offensiva a Homs, provocando la morte di decine di persone. Domani il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si riunirà a New York per discutere della situazione in Siria, ma sembra improbabile, perlomeno in tempi brevi, una sua decisione contro Assad vista l’opposizione della Russia, ribadita dalle sue autorità nelle ultime ore.

foto: AP