I doppi incarichi di Clini e Profumo
I due ministri del governo Monti non sembrano voler rinunciare ai loro secondi incarichi, e Sergio Rizzo sul Corriere dice che la situazione è "patetica"
Francesco Profumo, 58 anni, ingegnere e professore universitario al Politecnico di Torino, è ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel governo Monti. Ma è anche presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, carica che ricopre dall’agosto 2011. Corrado Clini, 64 anni e con una carriera ventennale come direttore generale del ministero dell’Ambiente, è ministro dell’Ambiente nello stesso governo, ed è anche presidente dell’AREA Science Park, una grande area industriale e di ricerca scientifica vicino a Trieste. Entrambi i ministri non sembrano aver fretta di lasciare i loro secondi incarichi (sia l’AREA che il CNR sono enti pubblici) e anzi hanno detto di voler aspettare la decisione dell’Autorità garante della concorrenza. Oggi, sul Corriere della Sera, Sergio Rizzo definisce la situazione “patetica” e dice che i ministri dovrebbero semplicemente lasciare il loro secondo incarico, subito.
Dunque per dimettersi eventualmente dalla presidenza del Consiglio nazionale delle ricerche che dipende dal suo ministero, il ministro Francesco Profumo aspetta «la decisione dell’Antitrust». Anche il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, per lasciare la poltrona da presidente dell’Area Science park di Trieste, ente pubblico di ricerca la cui nomina dipende dal governo, è in attesa della «decisione dell’Antitrust». Il verdetto riguardante entrambi sarà tuttavia emanato soltanto entro il 16 febbraio, perché l’Autorità garante della concorrenza, fanno sapere i due ministri, «ha bisogno di documentazione aggiuntiva».
Con tutta franchezza: questa storia è semplicemente patetica, e fa il paio, purtroppo, con lo sconcertante annuncio del governo che si riserva di fare trasparenza sugli interessi dei suoi componenti rigorosamente entro i termini formali di legge. Cioè i 90 giorni dall’insediamento, che scadono appunto il 16 febbraio. È patetico che due ministri in una situazione conclamata di conflitto d’interessi si aggrappino a insensati formalismi per conservare le poltrone supplementari. Ben sapendo (non vogliamo far torto alla loro intelligenza) che qualunque cosa l’Antitrust possa dire c’è innanzitutto una ragione di opportunità grande come una casa per cui avrebbero dovuto lasciarle del tutto quelle cariche, anziché rifugiarsi in una poco dignitosa autosospensione: non un minuto dopo, bensì un minuto prima di giurare da ministro. E viene da pensare che forse Mario Monti avrebbe potuto affrontare la faccenda in prima persona, imponendo lui ai suoi ministri le dimissioni dagli incarichi precedenti per sollevare il governo dal sia pur minimo imbarazzo.
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