La nuova “censura” su Twitter
Il social network ha detto che oscurerà tweet nei paesi dove è reato diffondere certi contenuti, e circola qualche preoccupazione
Complici le rivolte della cosiddetta primavera araba, che in una parte significativa sono state organizzate e coordinate attraverso i social network, nell’ultimo anno Twitter è diventato uno dei simboli della libertà di espressione online. La società stessa ha puntato molto su questo aspetto per farsi conoscere ed estendere il proprio numero di utenti, ma in un post da poco pubblicato sul proprio blog ufficiale viene ammessa la possibilità che in futuro alcuni contenuti possano essere censurati. L’ipotesi non piace alle organizzazioni che si occupano di libertà in Rete, preoccupate dalle censure che il social network potrà adottare in futuro.
Il social network dice che potrà oscurare in maniera selettiva i tweet e solo in alcuni paesi, quando necessario. Il messaggio sarà quindi leggibile in tutto il mondo, tranne in quei paesi dove un certo contenuto costituisce un illecito. In pratica, se Pablo dal Venezuela scrive un tweet che inneggia al nazismo, il suo messaggio sarà oscurato in quei paesi che ne faranno richiesta dove è vietato dalla legge scrivere cose pro-nazi come la Germania e la Francia.
Già adesso, in casi simili, l’unica cosa che poteva tecnicamente fare Twitter era rimuovere il messaggio su scala globale, rendendolo non più leggibile a tutti gli iscritti al social network. Il nuovo sistema rende meno drastiche queste decisioni, spiegano quelli di Twitter, consentendo di limitare la pubblicazione dei contenuti in particolari aree geografiche. Le limitazioni saranno indicate in maniera trasparente dal social network e consentiranno sempre di sapere che un dato tweet di una persona che seguiamo è stato censurato per motivi legali.
Se una persona che seguiamo twitta un messaggio che viene censurato, nell’elenco dei tweet compare l’avviso “Tweet trattenuto”. Il messaggio non viene visualizzato e al suo posto vengono date alcune informazioni aggiuntive del tipo: “Questo Tweet da @NomeUtente è stato trattenuto in: NomeDelPaese”. Un link “Per saperne di più” offre poi una serie di informazioni aggiuntive sulla censura dei contenuti su Twitter. Un sistema simile sarà adottato anche per gli account di persone od organizzazioni che promuovono idee e contenuti vietati in particolari paesi.
Sul blog ufficiale, quelli di Twitter fanno comunque sapere che non è stato ancora necessario usare il nuovo sistema. La società si impegna a tutelare il più possibile la libertà di espressione di ogni iscritto e ricorda che la scelta di oscurare alcuni tweet potrà derivare dalle richieste delle autorità dei singoli paesi, dove le leggi non consentono di diffondere particolari contenuti. Twitter si impegna anche a notificare rapidamente l’autore del tweet incriminato, avvisandolo della censura e dei passaggi che potrà seguire per fare eventualmente ricorso contro la decisione.
In collaborazione con il sito web Chilling Effects, Twitter ha anche messo insieme una pagina dove saranno raccolte le iniziative legali avviate contro il social network e i suoi utenti. La pagina contiene già un lungo elenco di lamentele e ipotesi di azioni legali, ma nella maggior parte dei casi si tratta di iniziative dovute alla violazione sul diritto d’autore attraverso la condivisione di link e altri contenuti con i tweet.
Secondo i detrattori, la nuova iniziativa rischia di limitare sensibilmente le possibilità di espressione su Twitter e potrebbe creare pericolosi precedenti in particolari circostanze. In realtà, il nuovo sistema consente di evitare censure generalizzate di un messaggio o di un intero account nell’intero social network, limitando la sua circolazione in quei paesi dove costituirebbe un illecito. Se Twitter manterrà la promessa, il sistema sarà inoltre più trasparente dell’attuale e permetterà di sapere in quali circostanze alcuni messaggi sono stati limitati.
Infine, occorre ricordare che con sfumature diverse anche altri social network, come Facebook, hanno adottato soluzioni simili per tenere a bada la diffusione di contenuti non permessi dalle leggi dei singoli paesi. Google, il motore di ricerca più usato al mondo, fa qualcosa di simile a seconda dei paesi in cui si trova a operare. Ogni Stato ha le sue leggi in materia di limitazione della circolazione di alcuni contenuti e da sempre le società del web attive in tutto il mondo devono fare i conti con questa condizione, cercando di trovare un buon compromesso tra le richieste dei singoli paesi e le esigenze e i diritti dei singoli utenti.