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  • Giovedì 26 gennaio 2012

Le donne siriane che si oppongono al regime

È nata la prima unità femminile dell'Esercito della Siria libera, che conduce una lotta armata contro il regime di Bashar al Assad

A young woman with her face painted with the Syrian flag attends a demonsration against Syrian President Bashar al-Assad in front of Syrian Consulate, following the Friday prayer on December 16, 2011 in Istanbul. More than 5000 people have been killed in Syria since pro-democracy protests began mid March, according to the United Nations. AFP PHOTO / BULENT KILIC (Photo credit should read BULENT KILIC/AFP/Getty Images)
A young woman with her face painted with the Syrian flag attends a demonsration against Syrian President Bashar al-Assad in front of Syrian Consulate, following the Friday prayer on December 16, 2011 in Istanbul. More than 5000 people have been killed in Syria since pro-democracy protests began mid March, according to the United Nations. AFP PHOTO / BULENT KILIC (Photo credit should read BULENT KILIC/AFP/Getty Images)

Sei donne vestite di nero, coperte da maschere e armate, hanno annunciato ieri in un video la formazione di una unità, la prima ad essere formata da donne, che entrerà a far parte dell’Esercito della Siria libera. L’Esercito, che secondo alcune testimonianze sarebbe costituito da 49mila persone, è composto principalmente dai disertori delle forze di sicurezza siriane e conduce una lotta armata contro il regime di Bashar al Assad.

Il ruolo delle donne nella ribellione che è iniziata in Siria nel marzo del 2011 è consolidato, anche se con una minore visibilità rispetto alle manifestanti delle rivolte tunisine ed egiziane: per evitare l’arresto, la tortura e lo stupro, le donne siriane hanno partecipato organizzando incontri, curando i feriti, preparando striscioni e bandiere. Alcune di loro hanno creato dei gruppi per raccogliere fondi, cibo e altri beni per le famiglie delle vittime della repressione.

L’ultima grande protesta di massa è stata organizzata dalle donne a Daria, vicino a Damasco, il 14 gennaio: dietro al velo o gli occhiali da sole, le donne hanno marciato silenziosamente per ricordare Gilles Jacquier, il giornalista francese ucciso l’11 gennaio da un’esplosione nella città di Homs, e per chiedere la liberazione degli oppositori arrestati dalle forze di sicurezza.

Tra le donne siriane ce ne sono alcune che hanno un ruolo pubblico nella sfida al regime: Souheir al Atassi è la portavoce dell’Unione di coordinamento della rivoluzione, una delle principali organizzazioni di opposizione. Fin dall’inizio della rivolta ha svolto un ruolo attivo ospitando nella sua casa più di 2000 incontri. Dopo sette mesi di clandestinità, per evitare l’arresto, è fuggita in Francia. Dove si è rifugiata anche la scrittrice e giornalista Samar Yazbek, arrestata e interrogata per cinque volte dai servizi segreti siriani. In un’intervista al Guardian, Samar Yazbek ha raccontato la propria esperienza «all’inferno» documentando le torture sugli oppositori nelle carceri del suo Paese.

L’attrice Fadwa Suleiman ha scelto invece di restare in Siria: da qui lotta contro il regime partecipando e parlando pubblicamente alle manifestazioni. Il 10 novembre 2011 Fadwa Suleiman in un video è stata la prima donna a pronunciare un discorso al suo popolo a sostegno della protesta e il 12 gennaio ha nuovamente parlato alla folla riunita a Homs rivolgendosi direttamente alle donne e chiedendo al Consiglio nazionale siriano (CNS), che rappresenta una parte dell’opposizione, di sostenere l’Esercito della Siria libera anche finanziariamente.