La “Guida ad Hammerstein”
La storia e le tavole del graphic novel disegnato da un militare italiano, Franco Quattrocchi, mentre era internato in Polonia: stasera lo si ricorda a Milano
di Ivan Carozzi
Franco Quattrocchi è il nome di un militare italiano, detenuto nel 1944 nel campo di concentramento di Hammerstein, in Pomerania. Nonostante l’internamento, e dotato di un’ottima mano, riuscì a concepire una sorta di graphic novel, sullo stile di Hergé e delle strisce americane anni ’20, che stupisce per il grado tecnico esibito, per l’agrodolce candore della narrazione, e soprattutto per le condizioni di estrema precarietà umana e materiale in cui, verosimilmente, questo commovente e sorprendente album venne realizzato. Le tavole sono accompagnate da serafiche righe di testo scritte di proprio pugno da Quattrocchi. Come questa:
«…con tante baracche di legno, tutte uguali, e seminato da tante sentinelle che ad ogni passo ne trovi una. I suoi abitanti, persone vive, ma vive soprattutto di ricordi, sono tanti e tanti, convenuti qui, senza proprio volerlo, da regioni lontane come la Russia, la Francia, l’America, l’Olanda, l’Italia, si, o Signori, l’Italia».
I testi e i disegni, che girarono più o meno clandestinamente nelle baracche, tra le mani dei detenuti, vennero poi nascosti in una borraccia fino al loro arrivo in Italia, dove furono pubblicati, con il titolo di Guida ad Hammerstein, nel 1946. La Casa della Memoria di Brescia ne ha stampato lo scorso anno una nuova edizione, curata da Bianca Bardini e Rolando Anni. Franco Quattrocchi, sopravvissuto ad Hammerstein, è morto l’anno scorso all’età di 92 anni.
Quattrocchi verrà ricordato stasera a Milano, alle 18,30, grazie ad un video curato da Federica Ravera, nella chiesa sconsacrata di San Carpoforo, in occasione della mostra Progetto di conservazione e valorizzazione del Memoriale italiano di Auschwitz. Abbandonato a sé stesso e poi chiuso, il Memoriale italiano di Auschwitz, costruito nel 1980 nella cittadina polacca, e la cui storia merita menzione, rischia oggi lo smantellamento. Lo spazio, che si componeva di un camminamento all’interno di un’elica a spirale, era stato disegnato da BBPR (quelli della Torre Velasca a Milano) uno degli studi di architettura più importanti nell’Italia del dopoguerra e punto di riferimento della Resistenza milanese. Gian Lugi Banfi, architetto di BBPR e militante di Giustizia e Libertà, morì nel campo di concentramento di Gusen. Nello spazio del Memoriale risuonava una composizione del 1966 di Luigi Nono: Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz. Lo spazio venne ideato, tra gli altri, da Primo Levi, i cui testi servirono da ispirazione per le tele di Pupino Samonà, che rivestivano il camminamento a spirale. Il primo luglio scorso il Memoriale è stato chiuso per volontà del Museo di Auschwitz.
La giornata di oggi che prevede, oltre al ricordo di Quattrocchi, la lectio magistralis di Peter Eisenman (architetto dell’Holocaust Mahnmal di Berlino) alle 16 all’interno del salone napoleonico dell’Accademia di Brera, è interamente dedicata alla salvaguardia del Memoriale italiano di Auschwitz.