Michel Martone per curiosi
Il sottosegretario si è guadagnato grande popolarità oggi grazie al termine "sfigati", ma esisteva anche prima, e andava anche in tv assieme a Drupi
Con la frase sui laureati tardivi che sarebbero “sfigati”, il sottosegretario Michel Martone ha conquistato notorietà che finora non aveva trovato con le sue opere più istituzionali (superate anche da precedenti diffidenze), e destato grandi curiosità. Il Sole 24 Ore ha pubblicato un suo esteso ritratto ricco di dettagli:
Michel Martone è uno bravo e competente, e si vede subito: lo dice la sua faccia alla Gramsci (un altro che a 20 anni viveva da solo a Torino con appena 70 lire al giorno per pagarsi gli studi e doveva battere i piedi sul pavimento per sentire meno freddo), lo sguardo ferino e curioso, il suo curriculum e il fatto che a 38 anni appena compiuti ci ha scritto anche “viceministro”. In molti lo criticano perché le tappe, per essere un italiano, anche se nato a Nizza, rispetto alla maggioranza dei suoi connazionali le ha bruciate. Forse perché, dicono, è italianamente “figlio di” Antonio Martone, magistrato di chiara fama, attivo in Cassazione e ricco di contatti politici. Tanto da essere stato sentito qualche mese fa anche come “persona informata dei fatti” sulla loggia P3 ed essere stato nominato dall’allora ministro della Pa Renato Brunetta presidente della Commissione per la Valutazione, l’integrità e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche (Civit). Motivo per cui nel 2010 i senatori Ichino, Zanda e Morando chiesero a Brunetta stesso se non gli sembrava inopportuno aver stipulato un contratto di consulenza con suo figlio Michel, per 40mila euro circa, per occuparsi di “problemi giuridici della digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche di paesi terzi”.