Saleh ha ottenuto l’immunità
Il Parlamento dello Yemen ha graziato il presidente uscente, che sta cercando un paese dove andare in esilio
Oggi il parlamento yemenita ha approvato l’immunità per il presidente uscente Ali Abdullah Saleh. Con questo provvedimento, Saleh ha ottenuto un’immunità “totale” che lo proteggerà da qualsiasi tipo di accusa nei suoi confronti (ma non quella di “atti di terrorismo”) e che sarà valida per tutto il periodo in cui è stato presidente dello Yemen, ossia dal 1978 a oggi.
Nei giorni scorsi si era detto che l’immunità totale sarebbe stata concessa anche a tutti i membri del governo, i responsabili delle forze armate a lui vicini e i membri del suo staff. In realtà, dopo una serie di proteste popolari, un emendamento dell’ultima ora ha deciso che per loro l’immunità sarà, almeno teoricamente, soltanto “parziale”, in quanto potrebbero essere processati per gravi crimini e per atti di terrorismo. Saleh e i suoi collaboratori sono accusati di aver ucciso centinaia di persone durante la repressione della rivolta popolare cominciata nel gennaio 2011.
Il voto unanime espresso oggi dal Parlamento era tuttavia ampiamente previsto. Del resto, pochi giorni fa il governo di transizione yemenita, a cui partecipa anche l’opposizione, aveva già annunciato una mossa del genere. Inoltre, l’immunità concessa a Saleh era uno dei punti fondamentali dell’accordo sul passaggio di poteri mediato dal Consiglio di Cooperazione del Golfo (in particolare dall’Arabia Saudita) e raggiunto lo scorso novembre a Riyad. In base a questo accordo, Saleh aveva deciso di cedere i suoi poteri al vicepresidente Abd Rabbuh Mansur al-Hadi. Chi sostiene la necessità di questo compromesso dice che l’immunità per Saleh è il prezzo da pagare per una transizione pacifica. Tuttavia, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha criticato questa scelta e ha detto che coprire i responsabili di gravi crimini contro l’umanità infrangerebbe le leggi internazionali.
Saleh, intanto, da tempo cerca un paese straniero che possa accoglierlo una volta lasciato lo Yemen, anche se il presidente continua a parlare solo di temporanee “cure mediche” all’estero. Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno già negato l’ingresso a Saleh. Secondo fonti governative dell’Associated Press, gli Stati Uniti, se non trovassero un paese disposto ad accogliere Saleh (nel recente passato alleato problematico degli americani nella guerra al terrorismo islamico), potrebbero anche cedere e farlo entrare negli Stati Uniti, come ipotesi estrema, per garantire la prosecuzione processo di pace in Yemen.
Lo Yemen, intanto, è sempre più nel caos. Nel sud del paese al Qaeda starebbe guadagnando terreno e solo pochi giorni fa ha conquistato Rada’a, una città a 150 chilometri dalla capitale Sana’a. Proprio per motivi di sicurezza, martedì scorso il ministro degli esteri Abu Bakr al-Qirbi aveva detto alla tv Al Arabiya che le elezioni presidenziali previste per il 21 febbraio prossimo potrebbero essere rimandate, ipotesi poi smentita dal governo. Per le elezioni, l’unico candidato, appoggiato anche dagli esponenti dell’opposizione nel governo ad interim, è proprio il vicepresidente di Saleh, Hadi, che così dovrebbe governare per altri due anni per riscrivere la Costituzione, proseguire il processo di pace e preparare il terreno per nuove elezioni generali.
foto: AP/Hani Mohammed