Le primarie a Sesto San Giovanni
Si vota martedì: quattro candidati di centrosinistra tentano di dare un senso alla più grande area dismessa d'Europa ed evitare che la destra ottenga uno storico successo
di Giona Salvati
Sesto San Giovanni non è una città qualsiasi per la sinistra italiana. Al di là degli abusati soprannomi, infatti, il comune lombardo di 80.000 abitanti, provincia di Milano ma insignito del titolo di città nel 1954, è una delle poche realtà del settentrione d’Italia a non aver mai avuto un sindaco di centrodestra. Oggi Sesto attraversa un momento molto delicato, e si prepara alle elezioni: si vota in primavera per il sindaco, tra poco il centrosinistra sceglierà il suo candidato con le elezioni primarie.
L’estate scorsa la città è finita sulle prime pagine di tutti i giornali a seguito dell’arresto, con l’accusa di concussione, dell’assessore al Bilancio e all’Edilizia privata Pasqualino Di Leva e dell’architetto Marco Magni. I magistrati stanno tuttora indagando su un presunto giro di tangenti in cambio di generose concessioni edilizie. Ciò che però ha suscitato maggior scalpore è che, all’interno dello stesso filone d’inchiesta ma con responsabilità e accuse ben diverse, è stato coinvolto anche Filippo Penati, ex capo di gabinetto di Pier Luigi Bersani ed ex vice presidente del Consiglio regionale lombardo, la cui carriera politica è cominciata proprio a Sesto San Giovanni.
Penati è stato accusato da Giuseppe Pasini e da Piero Di Caterina di aver chiesto tangenti per la riqualificazione delle aree ex Falck e Marelli. L’area dove sorgevano le siderurgie Falck è la più grande zona dismessa d’Europa (1.433.315 m²) e il sindaco in carica, Giorgio Oldrini, ha puntato molto sulla sua riqualificazione presentando in Consiglio comunale un progetto firmato da Renzo Piano, sponsorizzato dall’ex premier Romano Prodi nel suo viaggio in Cina nel 2006 e poi esposto alla Biennale di Venezia. Dopo la crisi economica iniziata nel 2008, le cose però non sono andate come previsto: prima l’immobiliarista piemontese Zunino, proprietario delle aree, ha visto crollare in borsa il suo patrimonio e pressato dalle banche ha lasciato la guida della sua società. Poi le banche, con Intesa-San Paolo in testa, per mesi non sono riuscite a trovare un compratore affidabile nonostante le voci e i molti ammiccamenti di imprenditori arabi e italiani.
È in questo clima, quindi, che Sesto San Giovanni si appresta ad affrontare le elezioni amministrative del 2012 e, prima ancora, le primarie del 22 gennaio. Per settimane si sono susseguite ipotesi sulle candidature di Chiara Pennasi, consigliera comunale vicina a Penati, anche se questa etichetta non le è mai stata gradita, e di Paola Morsiani, ex vice questore della città sostenuta dall’ex presidente ACLI Giovanni Bianchi e da don Virginio Colmegna. Domenica 18 dicembre 2011, termine ultimo per la raccolta delle firme, i nomi sul tavolo sono rimasti in quattro, e i loro però non c’erano. C’erano invece quelli di Monica Chittò, Moreno Nossa, Demetrio Morabito e Vito Romaniello.
Ciò che differenzia maggiormente le posizioni dei candidati è proprio la loro visione sul futuro delle aree dismesse, che rappresentano la sfida su cui si gioca il futuro di Sesto San Giovanni. Si tratta infatti di un territorio grande circa un settimo dell’intera città, che può offrire potenzialità abitative e lavorative molto grandi e, secondo le idee di Renzo Piano, può diventare il motore di numerose iniziative nel campo della ricerca scientifica.
Monica Chittò, dopo un lungo travaglio politico all’interno del Partito Democratico, si propone come candidata unica per il partito e si presenta quindi da favorita. Da assessore alla Cultura ha promosso molte iniziative di successo, come il ritorno del cinema all’aperto d’estate, l’estensione dell’orario di apertura della biblioteca centrale e la stagione dei concerti al Carroponte. Per il futuro delle aree ex Falck vorrebbe la creazione di funzioni di eccellenza che garantiscano nuovi posti di lavoro e la realizzazione di zone inibite al traffico; propone inoltre di lavorare alla ricerca di un’alternativa alla costruzione dell’ennesimo centro commerciale – che si andrebbe a sommare ai tre già presenti in città e dintorni – purché sia salvaguardata la sostenibilità economica dell’intero progetto.
Facendo attualmente parte della giunta, la sua è una candidatura nel segno della continuità: lo stesso discorso vale per Demetrio Morabito, oggi vicesindaco della città e assessore alle Politiche Abitative, che si presenta alle primarie col sostegno di Rifondazione Comunista. Durante i suoi due mandati si è occupato, tra le altre cose, di elaborare il piano di governo del territorio che ha fornito i parametri su cui si è basato il progetto di Renzo Piano e ha promosso la costruzione di alloggi in edilizia sociale o convenzionata. Per le aree Falck propone di anticipare i tempi di recupero dello storico T5, il forno elettrico a colata continua, per far spazio a nuovi insediamenti industriali, di dare più spazio all’edilizia convenzionata e di rafforzare il piccolo commercio nel mercato coperto dell’OMEC, un capannone industriale che raggiunge l’eccezionale lunghezza di 300 metri.
La novità è rappresentata da Moreno Nossa, che è alla sua prima esperienza come consigliere comunale ed è sostenuto da Sinistra Ecologia e Libertà. Nossa, relativamente alle aree dismesse, punterebbe ad anticipare la realizzazione del nuovo parco pubblico di 600.000 m² – che Renzo Piano ha paragonato a Central Park – e ad affidare all’architetto genovese anche la progettazione della nuova stazione ferroviaria cittadina.
Vito Romaniello, infine, proviene da una decennale esperienza come consigliere di circoscrizione e si presenta come candidato indipendente. Poiché ha raggiunto le 250 firme necessarie per presentare la candidatura proprio l’ultimo giorno utile, è considerato l’outsider di queste primarie.
Se i quattro aspiranti sindaci per il centro sinistra sono ormai noti, non è ancora chiaro chi sarà il candidato dello schieramento opposto: nonostante la grossa opportunità di portare a casa una vittoria storica e particolarmente simbolica, Lega Nord e PdL non hanno ancora deciso se allearsi o presentarsi alle urne separatamente e, di conseguenza, non si sono accordati né sul nome né sul programma da presentare agli elettori. Negli anni passati a destra si sono alternati candidati un po’ improvvisati e impacciati, come Pierfrancesco Gallizzi, che nel 1998 riuscì nell’impresa di copiare il programma di centro sinistra del candidato sindaco (perdente) di Milano, oppure l’imprenditore Giuseppe Pasini, consigliere comunale di centrodestra e tra l’altro grande accusatore di Filippo Penati nell’inchiesta sulle tangenti.
Si stanno formando inoltre delle liste civiche, che vogliono rimanere al di fuori della classica divisione tra partiti, come il progetto dei “Giovani Sestesi” oppure quello degli eredi del Movimento a Cinque Stelle, la “Lista civica per Sesto 2012”, senza contare la possibile candidatura di Paola Morsiani, ex vicequestore e capo della polizia locale. Il panorama politico cittadino, quindi, si deve ancora comporre, ma gli obiettivi della prossima legislatura sono già chiari per tutti: chiudere la partita delle aree Falck, far dimenticare la storia delle tangenti e rilanciare definitivamente la città.