L’avanzata di al-Qaida in Yemen
Al-Qaida ha conquistato una città a 150 km dalla capitale, e il governo ha detto che le elezioni per scegliere il successore di Saleh potrebbero essere rimandate
Il ministro degli esteri dello Yemen, Abu Bakr al-Qirbi, ha annunciato ieri alla televisione al-Arabiya che le elezioni presidenziali previste per il prossimo 21 febbraio potrebbero essere rimandate per ragioni di sicurezza. Il motivo principale è che, domenica scorsa, un migliaio di combattenti collegati a al-Qaida nella Penisola Araba (AQAP) hanno conquistato la città di Rada’a, circa 150 km a sud della capitale dello Yemen Sana’a.
Il ministro ha detto di sperare che le elezioni possano procedere come da programma, ma che “sfortunatamente ci sono un paio di questioni che riguardano la sicurezza” che ne potrebbero impedire lo svolgimento. Radaa si trova nella provincia di al-Baida, parte della zona meridionale dello Yemen dove nel corso dello scorso anno le forze islamiste hanno preso il controllo di diversi centri urbani importanti, tra cui la capitale della provincia di Abyan, Zinjibar, lo scorso maggio. Da diversi mesi le forze governative provano a riconquistare quelle zone, con scarso successo.
Il 23 novembre 2011 il presidente Ali Abdullah Saleh ha firmato un accordo per lasciare il potere definitivamente dopo nuove elezioni, e ha trasferito subito parte dei propri poteri al suo vicepresidente, Abd Rabbu Mansour al-Hadi. L’accordo è stato raggiunto dopo che dall’inizio del 2011 le proteste contro il presidente Saleh si sono fatte molto intense, e le forze governative hanno represso violentemente le proteste causando decine di vittime. La mediazione dell’accordo tra il governo e le forze di opposizione è stata fatta dal Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), un’organizzazione internazionale di cui fanno parte i paesi dell’area molto vicina agli Stati Uniti.
La situazione nel paese rimane estremamente caotica, dato che il governo di Saleh affronta negli ultimi anni almeno tre diverse minacce alla sua sopravvivenza, oltre a diverse defezioni nell’esercito e a gruppi armati che si scontrano regolarmente con le forze governative, anche nella capitale. Nelle province meridionali, gli oppositori domandano l’indipendenza o una federazione tra Yemen del nord e Yemen del sud. Nel nord montuoso, la minoranza sciita ha dichiarato l’indipendenza e da molti anni compie atti di guerriglia contro il governo centrale. Nelle province più arretrate e distanti dal controllo del governo centrale, Saleh ha una popolarità bassissima, e queste zone sono diventate una base molto importante di al-Qaida negli ultimi anni, che ha approfittato dell’instabilità del paese per installarvi campi di addestramento come quelli presenti nelle zone tribali del Pakistan. Il ceto dominante appartiene per la maggior parte alla popolazione sunnita, poco più del 50 per cento della popolazione totale del paese, che abita soprattutto le aree relativamente più sviluppate delle coste meridionali e sudoccidentali.
Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno avviato una sorta di “guerra segreta” contro i guerriglieri islamici nella regione, e dal 2006 hanno fornito 250 milioni di dollari in aiuti e sostegno militare al governo centrale, giudicandolo il più adatto a mantenere la stabilità nel paese. Secondo l’opposizione antigovernativa, gli Stati Uniti premono per una transizione che non cambi i rapporti di forza al governo, e l’accordo mediato dal GCC sarebbe solo uno strumento per ottenerla. Saleh, inoltre, starebbe in qualche modo lasciando succedere o aiutando l’avanzata di al-Qaida a sud della capitale negli ultimi mesi, in modo da mostrare all’opposizione e alla comunità internazionale che senza il suo governo lo Yemen cadrebbe nel caos.
foto: AP Photo/Hani Mohammed