Le accuse contro Massimo Ponzoni
Perché il tribunale di Monza vuole arrestare il segretario del Consiglio regionale della Lombardia, PdL
Aggiornamento 17 gennaio. Massimo Ponzoni si è costituito a Milano.
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Il gip del Tribunale di Monza Maria Rosaria Correra ha emesso oggi un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Massimo Ponzoni, segretario del Consiglio regionale della Lombardia, eletto col PdL. Si tratta del terzo caso giudiziario che coinvolge l’Ufficio di presidenza del Consiglio in pochi mesi dopo l’arresto per tangenti del vicepresidente vicario Franco Nicoli Cristiani (PdL) e dopo l’indagine, sempre per tangenti, sul vicepresidente Filippo Penati (Pd). Il provvedimento verso Ponzoni non è stato ancora stato eseguito perché lui risulta «irreperibile».
I militari della Guardia di finanza di Paderno Dugnano e del Nucleo di polizia tributaria di Milano hanno anche arrestato Franco Riva, ex sindaco di Giussano, Antonino Brambilla, vicepresidente della provincia di Monza e Brianza, Rosario Perri, ex assessore provinciale e storico direttore dell’Ufficio tecnico del Comune di Desio, e Filippo Duzioni, imprenditore bergamasco accusato di aver pagato una tangente di 220 mila euro a Ponzoni per operazioni urbanistiche a Desio.
Chi è Massimo Ponzoni
Massimo Ponzoni è nato a Salò, in provincia di Brescia, il 16 novembre 1972.
A 21 anni ha fondato a Desio un Club di Forza Italia e nel 1995 è stato eletto Consigliere Comunale. Nel 2000 è entrato a far parte del Consiglio Regionale eletto nella circoscrizione di Milano e anche nel Consiglio d’Amministrazione dell’Autodromo di Monza. Nel 2005, candidato nella circoscrizione di Monza e Brianza per Forza Italia, è stato rieletto all’Assemblea regionale con 19.866 preferenze. Nel 2006 è diventato Assessore regionale alla Prevenzione, Protezione Civile e Polizia Locale e il 30 luglio 2008 ha ricevuto la nomina di Assessore alla Qualità dell’Ambiente della Regione Lombardia.
Con 11.069 preferenze personali, nel marzo 2010, è stato il primo degli eletti nel collegio provinciale di Monza e Brianza. E per la terza volta consecutiva è entrato a far parte del Consiglio Regionale della Lombardia. L’11 maggio è stato eletto Consigliere Segretario del Consiglio Regionale della Lombardia.
(Il gran casino dell’ACI di Milano, 2010)
L’indagine
L’indagine del gip di Monza è iniziata alla fine del 2009 su due diverse società legate a Ponzoni: la Pellicano srl e l’’Immobiliare Mais, entrambe con sede a Desio, in provincia di Monza. L’indagine si è sviluppata principalmente in due direzioni: appropriazione indebita e ipotesi di bancarotta fraudolenta (per la società Pellicano), e finanziamento illecito «in relazione al sostenimento di spese, sia per la campagna elettorale di Ponzoni Massimo sia per fini personali, addebitate a una serie di compagini societarie, riconducibili sempre a Ponzoni e amministrate dall’allora socio e uomo di fiducia Pennati, anche attraverso il ricorso alle false fatturazioni».
La lettera-testamento
Nell’ordinanza di custodia cautelare del gip del Tribunale di Monza viene citata una lettera datata 4 marzo 2009 e scritta dal ragionier Sergio Pennati, il commercialista di Desio che curava le immobiliari di Massimo Ponzoni. La lettera, sequestrata dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta, è una specie di testamento in cui Pennati si rivolge ai propri familiari dicendo di temere per la propria vita: «Chi leggerà queste parole è perché, purtroppo, a me sarà successo qualche incidente. Nel caso mi capitasse qualcosa, la persona a cui dovrà essere addebitata la colpa è Massimo Ponzoni, ora assessore alla qualità dell’ambiente della Regione Lombardia».
Il finanziamento illecito
Nella lettera scritta da Pennati si legge: «Partiamo dalla campagna elettorale: la spesa totale è stata di circa un milione 600 mila euro. Il denaro è arrivato in minima parte da qualche sovvenzione, per il resto sono state utilizzate varie società che hanno pagato prestazioni o forniture o somme importanti per comprare voti e pagare ristoranti (solo l’ultimo mese della campagna, una media di 3-4 ristoranti per sera con una spesa di 11 mila-20 mila euro giornalieri». Pennati indica sei società che «hanno in carico varie fatture di spese proprie della campagna elettorale». Tra queste compare la società InStudios srl «che ha sostenuto successivamente spese per Ponzoni con la promessa di un politico ‘marinaio’ che avrebbe portato qualche favore per loro» e che «ha pagato il figlio dell’onorevole Romani, sottosegretario (all’epoca dei fatti) alle telecomunicazioni, per prestazioni che lo stesso non ha mai fatto e ha stipulato contratti di consulenza per 3 giornalisti a libro paga di Ponzoni».
Il crimine organizzato
In un passaggio del provvedimento del gip di Monza si parla di «serialità delle condotte analizzate», di «un radicato e diffuso sistema di illegalità che presenta, come dato comune, l’asservimento della funzione pubblica all’interesse privato». E secondo il gip, «a rendere più allarmante la valutazione risulta la accertata ingerenza di esponenti del crimine organizzato». Dalle perquisizioni effettuate dalla Gdf è stato rinvenuto anche un file nel computer della sorella di Ponzoni (che «ha contribuito all’organizzazione delle campagne elettorali del fratello») contenente il curriculum vitae di Annunziato Moscato, arrestato nel luglio 2010 nell’operazione contro la ‘ndrangheta condotta dalla Direzione nazionale antimafia di Milano. «Il fatto che una costola dell’organizzazione criminale ‘ndrangheta abbia veicolato voti su Ponzoni, perlomeno in relazione alle consultazioni elettorali regionali del 2005 risulta riferito dallo stesso interessato, il quale, a seguito dell’ottimo risultato conseguito nelle ultime elezioni del marzo 2010, si compiaceva con tale Alessandro di aver fatto a meno questa volta dei voti provenienti da quel contesto», scrive il gip.
Il governatore Formigoni
Un passaggio della lettera scritta da Pennati riguarda il noleggio di barche e vacanze che sarebbero state pagate dalla società immobiliare Mais «allo stesso Ponzoni e al suo capo Formigoni». Il quale ha immediatamente smentito: «Non è minimamente coinvolta la Regione Lombardia né l’amministrazione. Mi auguro che il consigliere Ponzoni possa dimostrare la sua estraneità ai fatti. Ma appunto è una sua responsabilità quella di sapersi dimostrare del tutto incompetente rispetto alle accuse che gli vengono fatte». Secondo il governatore, ci vuole comunque «rispetto» per le persone indagate e «gli atteggiamenti personali non devono essere confusi con la politica».