Ognuno ha la sua crociera
Nel 2005, Michele Serra raccontò su Repubblica la sua esperienza su una mega-nave Costa
Nel 2005 Michele Serra fece una vacanza sulla mega-nave Costa Romantica per raccontare spietatamente su Repubblica il mondo artificiale della crociera, fatto di riti e allestimenti, la «bolgia di popolo» che non legge mai libri o giornali, il mare che resta lontano e le montagne di cibo, vero «collante ideologico» del viaggio. Ispirandosi al reportage di David Foster Wallace “Una cosa divertente che non farò mai più”, Serra si chiede: è il glorioso Love Boat ad aver ispirato il clima e le consuetudini della crociera o è il telefilm ad averli presi dalla realtà?
La parola “fame”, qui da noi, appartiene alla memoria degli avi e ai film di Franco Citti. è stata rimpiazzata da concetti più costumati, come “appetito”, che apparentano il gesto di nutrirsi a una garbata convenzione sociale piuttosto che al bisogno bestiale di mantenersi in vita. è dunque con allegro sconcerto che la odo echeggiare più volte, come leit-motiv programmatico, nel discorso di benvenuto ai croceristi (rotta Savona-Barcellona-Casablanca-Canarie-Madeira-Malaga e ritorno). «Se avete ancora fame~. se vi resta un po’ di fame~ se la fame non è passata~ se siete ancora affamati~»: ecco l’ impulso che dovrebbe condurci, tutti e millecinquecento, lungo i ponti e le ore del giorno, i ristoranti e i self-service, i bar e gli odorosi barbecue allestiti accanto alla piscina, nella ininterrotta migrazione in ciabatte che unisce il breakfast al brunch al lunch alla merenda al dinner al rabbocco di mezzanotte allo spuntino in discoteca: sì, mangiare, mangiare continuamente e molto, onorare l’ agio del tutto compreso e festeggiare il lungo addio all’ indigenza in un fescennino di succhi gastrici e ganasce, piatti ricolmi, camerieri prodighi. Quanto se ne vuole e quando si vuole, basta studiare giudiziosamente il labirinto degli orari, sapere che se la cornucopia del ponte 10 chiude alle cinque è perché apre quella del ponte 11, oppure basta seguire il flusso maggioritario della gente, quasi sempre diretta, a frotte, a nuove fonti di nutrimento. è il cibo il collante ideologico (il “comune sentire”) della crociera. E la motonave Costa Romantica deve avere stive incredibili, congelatori ciclopici e cambusieri più che abili per riuscire a stillare da ogni angolo montagne di roba da mangiare (sì, mangiare!) e fiumi di bevande. Discrasia evidente rispetto al nuovo culto parco e dietista degli abbienti, dei lettori di settimanali anche non intelligenti, del ceto medio oramai conscio che mangiare all’ ingozzo richiama troppo sgarbatamente il nostro passato plebeo, tanto che nei ristoranti italiani, anche i più cheap, quasi nessuno ordina più antipasto primo secondo e dolce, non fa bene e non sta bene. è una gloriosa attitudine proletaria e residuale, quella del cibo eccedente e gioioso: ed è il primo indizio, questo, di quanto avessi sbagliato i pronostici sulla crociera, che ritenevo tipica vacanza da media borghesia sportiva, semilussuoso petit-tour per visitatori di porti e medine, moschee e centri storici, e invece è una poderosa bolgia di popolo in ascesa o anche di popolo e basta: sposini meridionali in viaggio di nozze grazie a una colletta dei parenti, pensionate che hanno risparmiato per anni per coronare il loro sogno da dèpliant, famiglie di operai e piccoli impiegati. Indizio implacabile, il numero bassissimo di passeggeri con un libro o un giornale in mano, forse uno su cento, e molto spesso con il Codice da Vinci. (Ne ho visto uno, un signore sulla cinquantina, che leggeva Svevo, e volevo proporgli un ammutinamento).
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