La ragazza milionaria grazie agli e-books
Chi è Amanda Hocking e come mai è diventata famosa (grazie ai Muppets, anche), mentre sta per uscire il suo primo libro di carta
Il Guardian ha raccontato la storia rivoluzionaria di Amanda Hocking, scrittrice di romanzi sul paranormale che negli ultimi 18 mesi da emerita sconosciuta è diventata romanziera di successo contando solo sulle sue forze: Hocking si è infatti auto-pubblicata grazie alle nuove opportunità date dall’editoria digitale.
Nell’aprile del 2010 Hocking viveva a Austin, una piccola città del Minnesota, in un appartamentino mal arredato. Non aveva un soldo ed era frustrata: da anni ormai provava senza successo a proporre i suoi lavori alle case editrici. Come se non bastasse, aveva appena saputo che dopo pochi mesi a Chicago ci sarebbe stata una mostra su Jim Henson, il creatore dei Muppets (che lei adora), alla quale non avrebbe potuto andare, perché non aveva soldi né per la benzina (da Austin a Chicago sono otto ore di auto) né per l’albergo.
Così le venne un’idea. Prese uno dei tanti romanzi che aveva scritto nei nove anni precedenti – tutti respinti da un numero infinito agenti letterari e case editrici – e lo mise in vendita su Amazon e su altri siti di e-books, pensando di vendere qualche copia, se non altro agli amici e ai famigliari. Per il viaggio a Chicago le servivano 300 dollari (240 euro), ma mancavano sei mesi alla mostra dei Muppets.
Sei mesi dopo, ottobre 2010: in sei mesi, Hocking non solo ha raggranellato i 300 dollari che le servivano per i Muppets: ha guadagnato più di 20mila dollari, vendendo 150mila copie dei suoi libri. Fino a oggi i libri venduti sono diventati un milione e mezzo, e i dollari due milioni e mezzo. Senza agenti letterari, case editrici, librerie, manager del marketing: tutto da sola (e Amanda Hocking è andata a Chicago a vedere i Muppets). Diventando così un caso da studiosi della rivoluzione editoriale.
Secondo Pilkington, il giornalista del Guardian che l’ha intervistata, la rivoluzione vista dal vivo è “sorprendentemente convenzionale, all’apparenza”. Hocking non vive più nel suo piccolo appartamento. Si è comperata una casa con il suo pezzettino di terra e il posto auto. A 27 anni, da pochi mesi alla ribalta, è evidentemente poco abituata al successo: all’inizio non sembra a suo agio, arrossisce, giocherella con gli occhiali; poi gradualmente si rilassa e comincia a raccontare della passione della sua vita fin da quando era bambina.
Hocking è cresciuta in campagna, nel Minnesota, a una quindicina di chilometri da Austin. I suoi genitori hanno divorziato quando era piccola, soldi ce n’erano pochi, niente Tv nella quale rifugiarsi. “Ho letto molto: prendevo i libri in biblioteca, oppure nei mercatini. Li finivo subito, quindi ho cominciato a leggere i libri per adulti, che erano più lunghi”. A sette anni Hocking leggeva qualsiasi cosa di Stephen King. E poi Michael Crichton, Salinger, Shakespeare, Jane Austen, Mark Twain, Jack Kerouac, Kurt Vonnegut e molti altri. Pensandoci adesso, crede che leggere sia stato un modo per affrontare la depressione che ha caratterizzato la sua infanzia. “Ero sempre triste. Non c’era una ragione specifica, ma tant’è. Ero sempre imbronciata. Piangevo un sacco, scrivevo un sacco, leggevo un sacco”. Hocking ha cominciato a raccontare storie prima ancora di imparare a camminare. Inventava di continuo nuovi mondi fantastici, tanto che lo psicologo concluse che questo suo incessante flusso di favole era un’aberrazione da interrompere. Per fortuna di Hocking, e dei suoi molti fan, i suoi genitori non la mandarono più dallo psicologo.
Per la fine delle superiori aveva scritto una cosa come 50 racconti brevi, oltre ad aver cominciato un’infinità di romanzi. Il primo che effettivamente portò a termine, Dreams I can’t remember, lo scrisse a 17 anni. Orgogliosa, lo stampò per amici e famigliari e lo inviò ad alcune case editrici: “Da tutti ricevetti lettere di rifiuto. Ma non li biasimo, non era un granché”. Non si diede per vinta: scrisse un libro non pubblicato dopo l’altro. “A un certo punto mi dicevo: basta, non scriverò più libri; dopo un paio di mesi però mi veniva un’altra idea e ricominciavo”. Nel 2009 la scrittura divenne frenetica: voleva riuscire a pubblicare il suo primo libro entro i 26 anni (l’età che aveva Stephen King quando venne pubblicato per la prima volta), e il tempo correva. Di giorno lavorava come assistente per persone disabili, di notte scriveva: cominciava alle 8 di sera e andava avanti fino all’alba. Poteva scrivere un intero romanzo in due, tre settimane. All’inizio del 2010, aveva 17 romanzi non pubblicati che facevano la polvere sulla scrivania del suo computer. Hocking ha ricevuto la sua ultima lettera di rifiuto nel febbraio 2010. Non l’ha tenuta.
Il 15 aprile 2010 Hocking mise il suo libro su Amazon, per i lettori di Kindle, nel tentativo di raccogliere soldi per il viaggio dai Muppets. Seguendo i consigli del blog di JA Konrath, uno dei primi autori ad auto-pubblicarsi online, aveva caricato il libro anche su Smashwords, per avere accesso anche nel mercato di Nook, Sony eReader e iBook. Non fu molto difficile: giusto un paio d’ore di formattazione adeguata. “Non ci speravo più di tanto. Non pensavo ne avrei ricavato nulla”. In poco tempo, invece, Hocking vendeva 9 copie al giorno di My Blood Approves, romanzo sui vampiri ambientato a Minneapolis. A maggio caricò altri due romanzi della serie, Fate e Flutter, 264 copie vendute. A giugno le vendite erano salite a più di 4mila libri; a luglio caricò Switched, il suo preferito tra i romanzi scritti in poco più di una settimana, che solo in quel mese le fece guadagnare più di 6mila dollari. In agosto lasciò il lavoro con i disabili.
Un anno fa, a gennaio, Hocking vendeva più di 100mila libri al mese. Non avendo un editore, poteva decidere da sé la propria politica dei prezzi: decise di far pagare 99 cents il primo libro della serie, per attirare lettori, e poi aumentare il costo di copertina a 2 dollari e 99 cents. Poco, rispetto ai 10 dollari o anche molto di più dei libri stampati. In proporzione, però, le royalties la premiavano. Amazon le dava il 30% dei diritti per i libri a 99 cents e fino al 70% per le edizioni a 2 dollari e 99 cents, molto più del 10-15% tradizionali delle case editrici. Basta fare due calcoli: 70% di $2.99 è $2.09; 10% di un libro stampato a $9.99 è 99 cents. Moltiplicate per un milione (lo scorso novembre Hocking è entrata a far parte del Kindle Million Club, con più di un milione di copie vendute) ed è un sacco di soldi. La rapidità del successo ha sorpreso Hocking più di ogni altro. Era così felice, quando ha ricevuto il suo primo assegno da Amazon (quasi 16 dollari), che non l’ha mai cambiato. “Tutti comperavano il mio libro, era travolgente”.
Hocking è considerata una pioniera della rivoluzione editoriale che – infine – sta cominciando a cambiare l’universo tradizionale dei libri grazie agli e-books. La scalata di Hocking è avvenuta proprio quando l’auto-pubblicazione ha svoltato, e da parente povera della carta stampata è diventata un’industria da milioni di dollari. Solo due anni fa auto-pubblicarsi veniva considerato una sorta di ultima spiaggia per aspiranti scrittori senza talento. Non è più così. Secondo una ricerca pubblicata lo scorso anno sul blog letterario Novelr, tra i 25 autori di bestsellers su Kindle, solo sei hanno già pubblicato con case editrici. Nel 2010 il mercato degli e-books ha raggiunto quota 878 milioni negli Stati Uniti, quattro volte tanto rispetto al 2009.
Hocking però non è entusiasta del suo ruolo di avanguardista dell’auto-pubblicazione: “La gente mi dipinge come un’icona: non lo sono. Auto-pubblicarsi è una fantastica opportunità, ma non voglio diventarne il simbolo. Vorrei che la gente parlasse dei libri che ho scritto, non di come li ho scritti”. È anche un po’ seccata, Hocking, perché la sua storia di successo viene interpretata come la prova che auto-pubblicarsi sia il nuovo modo per diventare ricchi in un batter d’occhi. Che ne è allora dei nove anni precedenti, quando scriveva decine di romanzi che venivano rifiutati da tutti? Che ne è delle ore spese per risolvere i problemi tecnici su Kindle, per disegnare le copertine, revisionare le copie, scrivere nel blog, su Twitter e su Facebook, rispondere alle mail e ai tweets dei lettori?
Il processo editoriale è stato molto faticoso e frustrante: Hocking ha assunto dei curatori freelance e ha chiesto ai lettori di avvertirla di ogni errore, però continua a pensare che i suoi e-books siano pieni di errori: “Mi fa andare in bestia, perché davvero ho provato a far funzionare tutto, semplicemente non ci riesco. È troppo; è spossante ed è difficile. E comincia a pesarmi a livello emotivo. So che sembra strano e lamentoso, ma è vero”. Alla fine, era diventato così stressante pubblicarsi da sola, che Hocking ha deciso di rivolgersi al tradizionale mondo del libro che per tanto tempo l’aveva rifiutata. Per 2,1 milioni di dollari ha affidato la pubblicazione della prossima serie di romanzi a St Martin’s Press negli Stati Uniti e a Pan Macmillan nel Regno Unito. L’accordo comincia questo mese, con una versione stampata di Switched (in Italia lo pubblica Fazi), un racconto d’amore frenetico, protagonisti dei troll scambiati alla nascita con bimbi umani. Il romanzo non può essere considerato alta letteratura e del resto non pretende di esserlo. Quando sarà uscita la trilogia Trylle, da agosto verrà pubblicata – nelle librerie e come e-book – la nuova serie di quattro romanzi, Watersong, storia di due sorelle rapite dalle sirene.
Entrambi gli editori di Hocking parlano dell’accordo per sostenere la tesi secondo la quale libri tradizionali e e-books possono convivere in armonia. La cosa strana, in questa storia, è che una delle figure chiave della rivoluzione dell’auto-pubblicarsi è ora sbandierata dalle grosse case editrici come prova che l’editoria tradizionale è viva e vegeta. Hocking è ben consapevole del paradosso: “Molta gente dice che l’editoria è morta – dice – io non l’ho mai detto, e non penso sia così”.