Apple e le condizioni dei lavoratori
Dopo i suicidi nelle fabbriche del suo più importante fornitore cinese, l'azienda ha diffuso i dati delle sue verifiche interne
Apple ha pubblicato ieri un report con i nomi delle sue 156 aziende fornitrici, accompagnato da una relazione sui risultati delle ispezioni condotte nelle fabbriche per monitorare le condizioni di lavoro degli operai. L’azienda californiana è stata infatti oggetto di forti critiche soprattutto dopo i numerosi episodi di suicidio che si sono verificati tra i dipendenti e gli operai di uno dei suoi più importanti fornitori in Cina: la Foxconn.
La Foxconn Technology è un’azienda che produce iPhone, iPad, e altri componenti tecnologici per Apple, Dell e Nokia. Dall’inizio del 2010 almeno 13 operai occupati alla Foxconn si sono uccisi gettandosi dai loro edifici di lavoro, tanto da spingere la dirigenza dell’azienda a installare delle reti protettive anti-suicidio. Altre 3 persone sono morte lo scorso anno e più di 70 sono rimaste ferite in esplosioni. Foxconn, come risposta alle pressioni esercitate da Apple e dai media, ha più che raddoppiato nel 2010 i salari di alcuni lavoratori.
Nel rapporto pubblicato da Apple si fanno diversi riferimenti alla Foxconn e si legge anche che i maggiori problemi nelle 156 aziende fornitrici sono stati riscontrati negli ambiti dell’orario di lavoro, della paga degli straordinari e della gestione dei rifiuti pericolosi. La relazione ha rilevato che il 62% delle fabbriche monitorate hanno superato il limite massimo di ore settimanali previste per singolo lavoratore in produzione e che il 35% non ha rispettato gli standard di Apple per prevenire gli infortuni dei lavoratori. Questo fatto era stato documentato e denunciato da un’inchiesta condotta da due ONG (il Centre for Research on Multinational Corporations e lo Students & Scholars Against Corporate Misbehaviour) sulle condizioni degli operai cinesi che realizzano l’iPad e l’iPhone. I risultati sono stati raccontati nell’aprile del 2011 dal Guardian: i lavoratori sono trattati «in modo disumano, come fossero delle macchine».
Dalle verifiche interne condotte da Apple risulta anche che in 5 strutture si sono verificati episodi di lavoro minorile e che in altre 24 sono stati fatti dei test di gravidanza sulle donne prima dell’assunzione. I problemi riguardano poi la sicurezza e l’ambiente: nel 32% delle aziende non sono stati eseguiti correttamente la manipolazione o lo smaltimento di prodotti chimici pericolosi, come richiesto dalla legge.
Nel comunicato della Apple si legge: «Nel 2011 abbiamo effettuato 229 controlli in tutta la nostra catena di fornitura – l’80% in più rispetto all’anno precedente – tra cui oltre 100 sono stati eseguiti per la prima volta. Continuiamo ad espandere il nostro programma per raggiungere un livello ancor più profondo nel settore della produzione, e da quest’anno abbiamo introdotto verifiche più dettagliate e specializzate che si concentrano sulla sicurezza e sull’ambiente».
Secondo quanto riporta Bloomberg, Apple avrebbe anche dato inizio ad una collaborazione con la Fair Labor Association (FLA), organizzazione no-profit voluta da Bill Clinton nel 1999 per monitorare in modo indipendente le fabbriche di tutto il mondo e per assicurare il rispetto delle norme e della sicurezza per i lavoratori. Il FLA esegue ogni anno controlli senza preavviso su circa il 5 per cento delle catene di fornitori delle aziende che vi hanno aderito. Fanno parte della FLA anche Nike, Nestlé e Syngenta (produttrice di sementi e pesticidi).
(Photo credit: MIKE CLARKE/AFP/Getty Images)