S&P ha declassato l’Italia
Il rating dell'Italia è stato abbassato di due gradini dall'agenzia Standard & Poor's passando da A a BBB+
L’Italia è stata declassata di due gradini dall’agenzia di rating Standard & Poor’s passando da A a BBB+ e collocandosi dunque nella fascia “medio bassa” della scala di giudizio dell’agenzia americana, allo stesso livello di Perù e Colombia. Il rating è il giudizio sulle capacità di pagare o meno i propri debiti. Un’agenzia di rating valuta la solvibilità, cioè attribuisce un giudizio sulla capacità di generare le risorse necessarie a far fronte agli impegni presi nei confronti dei creditori. Tale giudizio è sottoposto a revisione periodica. Il rating della tripla B, si legge sul sito di Standard & Poor’s, indica «un’adeguata capacità di rispettare gli impegni finanziari ma una certa suscettibilità alle condizioni economiche avverse e a mutamenti del quadro».
Standard & Poor’s spiega che l’ambiente politico italiano è «migliorato» sotto il Governo Monti e che le riforme allo studio possono «favorire la competitività italiana». Tuttavia, «ci aspettiamo che ci sia un’opposizione alle attuali ambiziose riforme del governo e questo aumenta l’incertezza sull’outlook di crescita e quindi sui conti pubblici». L’Italia non è l’unico Paese colpito dal declassamento.
In serata, il ministro delle Finanze Francois Baroin ha confermato che il rating della Francia è stato declassato da AAA a AA+ da Standard & Poor’s. «Non è una buona notizia, ma non è una catastrofe» ha detto Baroin «non sono le agenzie di rating che decidono la politica francese». E ha aggiunto che quasi tutti i Paesi dell’eurozona hanno subito un declassamento, compresa l’Austria (da AAA a AA+). Ridotte di un singolo gradino anche Malta, Slovacchia e Slovenia, di due (come l’Italia) la Spagna, il Portogallo e Cipro. Resta stabile il rating di tripla A della Germania. Anche l’Estonia, la Finlandia, l’Irlanda, il Lussemburgo, il Belgio e l’Olanda sono state confermate.
Vari organi di stampa internazionali, tra cui Bloomberg, Reuters e il Wall Street Journal, citando diverse fonti, avevano riportato oggi la notizia dandola ormai per acquisita: l’agenzia di rating Standard & Poor’s avrebbe informato i governi europei (compreso quello italiano) di una serie di declassamenti, Germania esclusa.
Lo scorso dicembre Standard & Poor’s aveva posto sotto osservazione per un possibile declassamento 15 dei 17 paesi che compongono l’eurozona. La Francia oggi ha il rating più alto per Standard & Poor’s, la tripla A, ma da mesi si parla della possibilità di un declassamento, minacciato anche dall’agenzia Moody’s.
(I diciotto eletti dello “AAA”)
Dei sei Stati europei che adottano l’euro e hanno la tripla A – oltre alla Francia, Austria, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi – la Francia ha il rapporto più alto tra deficit e PIL e tra debito e PIL. I declassamenti di oggi, soprattutto quelli probabili di Francia e Italia, indeboliranno il già fragile fondo di salvataggio europeo, lo European Financial Stability Facility (EFSF), la cui stabilità dipende in larga misura dalla stabilità economica delle nazioni che lo sostengono. Anche lo EFSF, infatti, è stato messo sotto osservazione da parte di Standard & Poor’s nelle ultime settimane.
Questa mattina il Tesoro italiano aveva collocato 3 miliardi di Btp a 3 anni con rendimenti al 4,83 per cento, un tasso più basso di quello dello scorso 29 dicembre, il 5,62 per cento. La borsa aveva reagito bene, ma le voci sugli imminenti declassamenti hanno poi trascinato giù gli indici di tutte le borse europee. L’indice FTSE-MIB della borsa di Milano ha chiuso con una perdita di 1,20 punti percentuali. Lo spread tra BTP italiani e Bund tedeschi in mattinata era sceso fino a quota 461, ma alla chiusura della borsa era a 488 punti base.
– Che cosa sono le agenzie di rating
foto: Mario Tama/Getty Images