La strage in Messico nel 2011
12.903 morti in nove mesi per la criminalità organizzata e il traffico di droga: continuano ad aumentare malgrado la "guerra" dichiarata dal governo
L’ufficio del procuratore generale della Repubblica messicano ha rilasciato ieri i dati degli omicidi legati alla criminalità avvenuti nei primi nove mesi del 2011. Il dato ufficiale degli omicidi “che per le loro caratteristiche, potrebbero essere avvenuti nel contesto della rivalità tra le organizzazioni delinquenziali” è di 12.903, avvenuti tra gennaio e settembre incluso. Sono le prime statistiche rilasciate dal governo (il procuratore generale in Messico è di nomina politica) da circa un anno, e sono state diffuse dopo mesi di pressioni da parte dell’opinione pubblica per avere dati su come sta procedendo la dura guerra al narcotraffico lanciata dal presidente Felipe Calderon alla fine del 2006.
Con gli ultimi dati, il numero totale di omicidi dall’inizio della campagna contro i narcotrafficanti è di 47.515 in tutto il paese. Il comunicato ufficiale commenta il dato degli omicidi nel gennaio-settembre 2011 con due osservazioni: per prima cosa, che il 2011 è stato il primo anno in cui l’aumento degli omicidi rispetto all’anno precedente, che è stato dell’11%, è stato significativamente minore rispetto agli anni precedenti. Tra il 2007 e il 2008, l’aumento fu del 110%, tra il 2008 e il 2009 del 63% e tra 2009 e 2010 ancora del 70% (i dati si riferiscono naturalmente agli omicidi che sono stati denunciati o che sono venuti a conoscenza delle autorità). Il secondo aspetto sottolineato dal comunicato è che la violenza è concentrata in alcune zone del paese: il 70% degli omicidi è avvenuto in otto stati dei 32 che costituiscono la federazione messicana (quelli di Chihuahua, Guerrero, Sinaloa, Tamaulipas, Baja California, Durango, Coahuila e Nuevo León).
I dati non riguardano esclusivamente gli omicidi legati al narcotraffico, ma tutti quelli legati alla criminalità organizzata, anche se la correlazione è molto stretta. Il dato di 12.903 riguarda inoltre il numero complessivo senza distinzione tra presunti criminali, membri delle forze dell’ordine e semplici passanti coinvolti in conflitti a fuoco. La municipalità più violenta è quella di Ciudad Juarez, al confine tra Messico e Stati Uniti, con 1.206 omicidi (ma in netto calo rispetto all’anno precedente, quando erano stati 2500 circa). Un dato interessante è che El Paso, in Texas, la città che è appena al di là del confine (e del fiume Rio Grande) rispetto a Ciudad Juarez e che forma con questa un unico agglomerato urbano di oltre 2 milioni di abitanti, finisce regolarmente in testa alle classifiche statunitensi per i suoi bassi livelli di delinquenza.
Il primo luglio del 2012 si terranno le elezioni generali in Messico, che sceglieranno il nuovo parlamento messicano e il nuovo presidente. Felipe Calderon, eletto nel 2006, del Partido Acción Nacional (PAN) di centrodestra, non è eleggibile per un secondo incarico da presidente. Il problema della sicurezza sarà sicuramente al centro della campagna elettorale: il governo sottolinea i suoi successi e che il tasso di omicidi messicano è più basso di molti stati americani come il Brasile o il Venezuela.
foto: LUCAS CASTRO/AFP/Getty Images