Un grosso assegno per Newt Gingrich
Grazie a una sentenza della Corte Suprema, una singola persona può condizionare le elezioni: è il caso del milionario Sheldon Adelson, per esempio
Una delle cose che si dice più spesso delle elezioni negli Stati Uniti, è che per vincerle servono molti soldi. È vero, per quanto negli anni sia diventato un luogo comune più volte smentito: alle scorse elezioni presidenziali, per esempio, il candidato repubblicano con più soldi era Mitt Romney, che nonostante questo fu sconfitto malamente da John McCain; tra i democratici Hillary Clinton era sicuramente messa meglio di Barack Obama, dal punto di vista finanziario, eppure questo non le garantì la nomination. Ci sono molte eccezioni, insomma, ma è indubbio che una grossa quantità di denaro possa incidere in modo significativo, e a volte decisivo, in una competizione elettorale equilibrata: specie se viene spesa tutta in una porzione ristretta e importante di territorio. È quello che sta accadendo in questi giorni in South Carolina, in una storia raccontata oggi dal New York Times.
Newt Gingrich è un candidato repubblicano. Per tutta l’estate la sua campagna elettorale è stata sul punto del tracollo: i sondaggi erano deludenti, la racconta fondi non dava soddisfazioni. A un certo punto si è pensato che Gingrich potesse ritirarsi persino prima dei caucus in Iowa, che hanno aperto ufficialmente la competizione. Poi qualcosa è cambiato, i sondaggi in Iowa si sono mossi, anche grazie al crollo di Herman Cain, Rick Perry e Michele Bachmann. Alla fine Gingrich in Iowa è arrivato quarto, ora punta a restare in piedi e giocarsi tutte le sue carte in South Carolina, dove i sondaggi gli sono più favorevoli. E proprio a questo scopo gli sarà molto utile la donazione da cinque milioni di dollari fatta da Sheldon Adelson, milionario e suo amico da molti anni.
(La guida del Post alle primarie repubblicane)
La legge degli Stati Uniti non permette di donare più di poche migliaia di dollari a un candidato nel corso di una campagna elettorale. Adelson è riuscito a fare la sua maxidonazione grazie a una sentenza emanata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 2010, che abolisce i limiti per le donazioni dirette non ai singoli candidati bensì a dei comitati politici denominati “super PAC”. Questi comitati possono essere legati a un candidato, ma non possono coordinare le proprie azioni con lui: devono essere indipendenti, almeno in teoria. E sono liberi da vincoli non solo sul tetto delle donazioni ricevute, ma anche dalla loro provenienza.
La cifra donata da Adelson al “super PAC” di Gingrich, che si chiama “Winning Our Future”, è circa 1.000 volte superiore alla cifra che Adelson avrebbe potuto donare direttamente alla campagna elettorale di Gingrich. I candidati non utilizzano i “super PAC” soltanto per raccogliere grandi cifre, ma anche per commissionare spot pubblicitarie o azioni promozionali senza assumersene direttamente la paternità. È il caso di alcuni spot acquistati da un “super PAC” che fa riferimento a Mitt Romney, “Restore Our Future”, che hanno molto criticato lo stesso Gingrich, incrinando il suo consenso a pochi giorni dai caucus in Iowa.
A lungo Gingrich aveva corteggiato Adelson chiedendogli sostegno, a lungo lo staff di Romney aveva tentato di convincerlo a tenersi fuori dalla competizione. Adelson alla fine ha deciso di fare una donazione al politico con cui è da più tempo amico e alleato. Dei cinque milioni di dollari donati, 3,4 sono stati spesi immediatamente in spazi pubblicitari in South Carolina. Il tutto mentre Gingrich criticava Romney per via dei suoi sostenitori multimilionari. Gli spot potranno essere decisivi nel risultato di Gingrich e degli altri candidati, e in una corsa a tappe come le primarie repubblicane ogni azione può avere grosse conseguenze a lungo termine.
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foto: Andrew Burton/Getty Images