L’indipendenza scozzese ora o mai più
David Cameron sfida il premier scozzese Salmond a fare il referendum entro diciotto mesi o chiudere la questione
La partita sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito, riaperta dalla vittoria dello Scottish National Party alle elezioni dello scorso maggio, potrebbe arrivare al dunque con quello che oggi il Guardian definisce “l’azzardo” del primo ministro britannico David Cameron, il cui governo sarebbe intenzionato a proporre una scadenza di diciotto mesi per tenere un referendum, oltre la quale dichiarare estinta la questione.
L’indipendenza è nel programma e nelle dichiarazioni di Alex Salmond, leader dello SNP, da anni, ma la promozione di un referendum in questo senso è stata finora molto prudente, a partire dalle valutazioni che danno la maggioranza degli scozzesi contrari: la data ipotizzata in questi mesi è quella del 2014, alla fine del mandato di Salmond come premier scozzese. La tensione tra Salmond e il governo nazionale è sul valore del suddetto referendum, che il governo di Londra finora ha sostenuto possa essere solo consultivo e non vincolante, accusando Salmond di danneggiare il futuro della Scozia con un clima di incertezza. Domenica alla BBC Cameron è tornato sull’argomento sostenendo che i cittadini scozzesi “meritino chiarezza e correttezza”. E diversi membri del governo hanno attaccato l’ipotesi che la data del 2014 venga scelta perché in quell’anno cade il 700mo anniversario della storica battaglia di Bannockburn, decisiva per l’allora indipendenza della Scozia.
Il governo sarebbe quindi intenzionato a pubblicare nei prossimi giorni un parere legale e costituzionale sul tema del referendum, e proporre una scadenza di diciotto mesi per il suo eventuale svolgimento, previo consenso di entrambi i parlamenti.