Il peschereccio salvato dai pirati
La storia del recupero di una nave iraniana sequestrata da un gruppo di pirati somali, che ci ricorda quanto è importante conoscere le lingue straniere
Il 5 gennaio un gruppo di pirati somali si trovava nel golfo di Oman a bordo di un peschereccio iraniano. Il peschereccio, l’Al Mulahi, era stato occupato settimane prima: i 13 pescatori che si trovavano a bordo erano ostaggi di 15 pirati. Quel giorno il peschereccio sequestrato è stato rintracciato da una nave da guerra statunitense. L’altoparlante ha rivolto un messaggio in lingua urdu al peschereccio, che batteva bandiera iraniana, chiedendo ai suoi occupanti di deporre le armi: i pirati somali, che non parlano urdu, si sono dovuti affidare all’interpretazione dei loro ostaggi per comprendere il messaggio. E questo è stato decisivo nell’evoluzione della storia, ricostruita dal New York Times.
Il peschereccio Al Mulahi è lungo circa 25 metri e viene usato per la pesca del marlin. A novembre l’Al Mulahi e il suo equipaggio avevano da poco lasciato il porto di Chabahar, in Iran, per un viaggio che doveva durare diverse settimane, quando hanno visto avvicinarsi un altro peschereccio iraniano più piccolo, il Bayan, sequestrato da tempo da un gruppo di pirati somali e che stava esaurendo il carburante. I pirati hanno colto l’occasione per appropriarsi dell’Al Mulahi, col serbatoio ancora pieno e di maggiori dimensioni, abbandonando il Bayan e restituendo la libertà al suo equipaggio.
Mahmed Younes, capitano dell’Al Mulahi, anni prima si era già ritrovato ostaggio di un gruppo di pirati, riuscendo a salvarsi, quindi durante l’abbordaggio aveva dato ordine ai pescatori di tacere, assecondare i pirati e cercare di restare in vita il più a lungo possibile nell’attesa di un’occasione propizia. Grazie all’accoglienza mite dell’equipaggio i pirati non avevano fatto ricorso alla violenza, arrivando anche a offrire delle medicine a uno dei pescatori, che era malato, perché potesse curarsi.
Durante le settimane di sequestro i pescatori iraniani hanno cercato di buttare in mare parte del carburante, cercando di creare una situazione simile a quella in cui si trovava il Bayan quando i pirati avevano deciso di abbandonarlo in favore di un’imbarcazione più grande e meglio rifornita. Dirigendosi verso la costa del golfo di Oman, dove in questo periodo dell’anno l’acqua è più calma rispetto alle coste somale ed è più semplice la razzia di altre imbarcazioni, l’Al Mulahi aveva incrociato una nave della marina francese. Quest’ultima aveva chiesto, in inglese e in arabo, se ci fossero pirati a bordo. Ma i pirati avevano capito la domanda e il capitano Younes, temendo per l’incolumità del suo equipaggio, era stato costretto a rispondere di no, perdendo la possibilità di salvarsi.
L’esercito statunitense aveva individuato i pirati durante un tentativo fallito di abbordaggio di un’altra nave e aveva tracciato i loro movimenti a distanza di sicurezza. I pirati erano armati di coltelli, pistole e fucili d’assalto, e si sentivano al sicuro. Nel caso di ulteriori incontri con altre imbarcazioni militari, avevano anche preparato una scusa: avrebbero detto che si trovavano così al largo perché in cerca di reti da pesca disperse in mare.
Quando la nave da guerra Kidd della marina statunitense ha deciso di avvicinarsi all’Al Mulahi, l’equipaggio del peschereccio aveva ormai perso le speranze. Secondo la prassi, in questi i casi, le domande vengono rivolte dai militari prima in arabo e poi in inglese. Di nuovo, mentre i pirati si nascondevano tenendo il resto dell’equipaggio sotto il tiro delle armi da fuoco, il capitano era stato quindi costretto a non chiedere aiuto. La seconda volta, però, la Kidd aveva deciso di passare alla lingua urdu, avvertendo l’equipaggio che i militari stavano per salire a bordo del peschereccio. Finalmente al capitano era concesso di rispondere senza insospettire i pirati, che non conoscevano l’urdu, e chiedere aiuto.
Qui entra in gioco un altro membro dell’equipaggio, Khaled Abdulkhaled, che approfittando della mancata comprensione dei pirati dice loro che la Kidd sta per aprire il fuoco, terrorizzandoli e convincendoli a non opporre resistenza. «Hanno detto che stanno per far saltare in aria questa barca». Il panico generato dalla falsa traduzione ha permesso ai militari statunitensi di salire a bordo del peschereccio senza incontrare resistenza da parte dei pirati, pronti alla resa. Mentre i militari controllavano l’imbarcazione, gli ostaggi iraniani hanno indicato loro i nascondigli dei pirati, permettendone l’arresto senza che venisse sparato un solo colpo di arma da fuoco.