L’anno nero di Lampedusa
È tutto in due numeri, spiega Federico Geremicca: 53mila migranti arrivati in dodici mesi, dieci volte i residenti, e il 60 per cento di turisti in meno
Federico Geremicca sulla Stampa di oggi fa un bilancio di quello che è stato il 2011 per l’isola di Lampedusa, partendo dalla villa che acquistò diversi mesi fa l’allora PresdelCons annunciando grandi promesse, e arrivando al prossimo temuto e certo ritorno dell’emergenza.
Villa Due Palme è sempre lì, perfino elegante nella sua composta decadenza. Una costruzione asciutta, essenziale, che un tempo fu luminosamente bianca, forse. La circonda un giardino incolto, pini curvati dal vento, cespugli, qualche agave cascante; tra rovi che furono aiuole, corre un vialetto di cotto sconnesso. Il muretto di mattoni che cinge giardino e casa, è basso e malmesso; mentre il cancelletto – di legno precocemente marcio – immette mestamente su una spiaggetta di sabbia e scogli, adesso sepolta da strati di alghe putrescenti. Qualche metro più in là, un water da campo fa mostra di sé.
Sotto uno scirocco e un maestrale che spazzano l’isola da inizio anno, questo angolo in progressiva rovina è tutto quel che resta di Berlusconi a Lampedusa.
Comprò la villa di notte, su Internet, in fretta e furia, sperando di render più convincente uno dei suoi spot meno riusciti: quello girato qui, la primavera scorsa, tra uno sbarco e l’altro di magrebini, somali e sudanesi (ne sono arrivati 53mila in 12 mesi: dieci volte la popolazione dell’isola, per capirci). Di fronte a gente disperata, che pure accorse in Municipio ad ascoltarlo, Berlusconi raccontò la favola dell’Isola Nuova, disse che avrebbe trasformato questa terra aspra in una nuova Portofino, campi da golf, casinò, zona franca, un paradiso, insomma, tanto che lui stesso – giurò – aveva deciso di comprarci casa. Sull’isola si diffuse l’entusiasmo. Ma da quella primavera, quaggiù il Cavaliere non si è più visto. Fino a tre settimane fa, quando una voce ha contattato l’azienda che fornisce energia elettrica e ha stipulato per la villa un nuovo contratto. «A nome Silvio Berlusconi», dice il sindaco, decisamente orgoglioso Un segno indiretto di vita, almeno. Una fiammella di presenza, forse una nuova speranza…
L’anno nero di Lampedusa – un 2011 terribile, con immagini di burrasche e barconi entrate nelle case di mezzo mondo – è tutto in due cifre e dodici foto, in fondo. Le cifre dicono del tracollo di turisti quest’estate (-60%) e dell’esercito di immigrati in fuga dalle «primavere arabe» ammarati qui nell’anno che è finito: 53mila, appunto. Le foto, invece, sono quelle del bel calendario 2012 della Guardia Costiera: immagini drammatiche di motovedette e marinai in lotta col mare per salvare vite da naufragi certi. Ma questo accadeva ieri. Oggi, ad attenzione calata e riflettori spenti, come spesso accade in zone salite alla ribalta sull’onda di aspre emergenze (dall’Aquila terremotata all’immondizia di Napoli, dai nubifragi liguri alla tragedia lampedusana) quel che resta lo si vede meglio: un’economia disastrata, la sfiducia crescente e il timore – la certezza, anzi – che i giorni dell’emergenza stiano per tornare…