Che cos’è il SOPA
Le cose da sapere sulla contestata proposta di legge statunitense contro la pirateria online, che cambierebbe Internet come la conosciamo oggi
Nelle ultime settimane è in corso un dibattito molto intenso – soprattutto negli Stati Uniti, ma anche altrove – riguardo una proposta di legge in discussione al Congresso. La proposta riguarda la protezione dei diritti d’autore su Internet e ha portato a prese di posizione in un senso o nell’altro delle più grandi società e aziende attive in Rete (quasi tutte contrarie) e dell’industria musicale, cinematografica e farmaceutica (quasi tutte a favore). Non è la prima volta che vengono presentate al Congresso proposte di legge restrittive sulla pubblicazione e la pubblicità di contenuti attraverso internet, ma le proposte precedenti sono state sempre bloccate o respinte. La legge di cui si parla in questi giorni viene spesso chiamata con l’acronimo SOPA.
Che cos’è
SOPA sta per Stop Online Piracy Act, una proposta di legge in discussione alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti per contrastare la pirateria informatica e difendere i diritti d’autore su Internet. Una proposta di legge sugli stessi temi e con contenuti simili, il Protect IP Act (PIPA), è stata presentata al Senato degli Stati Uniti dal senatore del Vermont Patrick Leahy, democratico, a maggio del 2011, dopo che una versione precedente della legge (nota con la sigla COICA) era stata bloccata in Senato nel 2010.
La legge è stata proposta alla fine di ottobre del 2011 dal deputato repubblicano Lamar Smith, 64 anni, e da allora ha ricevuto il sostegno di altri 31 deputati (tutti repubblicani). Smith è un politico che viene dal Texas e che è alla Camera dal 1987. In passato ha proposto leggi contro l’aborto e per consentire un maggior controllo delle forze dell’ordine sul software e sulle comunicazioni.
Che cosa dice
La versione iniziale della legge darebbe al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti il potere di chiedere un’ordinanza giudiziaria contro i siti Internet che violano i diritti di autore o ne aiutano la violazione. L’azione legale potrebbe essere chiesta anche dai detentori dei diritti d’autore. Una volta ottenuta l’ordinanza, il governo (attraverso l’ufficio dell’attorney general, cioè il procuratore generale, cioè il ministro della Giustizia) potrebbe imporre ai fornitori di servizi Internet (provider) di bloccare i siti sospetti e i loro canali di finanziamento. La legge stabilisce pene fino a cinque anni di carcere per i reati che sanziona. Chi è colpito dall’ordinanza ha fino a cinque giorni di tempo per presentare un appello, ma il blocco dei siti avverrebbe prima ancora che un processo stabilisca le eventuali responsabilità dei gestori dei siti.
Che conseguenze avrebbe
Sono stati presentati molti emendamenti alla legge, e la sua formulazione non è ancora definitiva, ma il nucleo del provvedimento sta nella possibilità, da parte delle autorità federali, di bloccare l’accesso, la pubblicità e i canali di finanziamento per i siti che vendono o semplicemente pubblicano illegalmente materiale protetto dai diritti d’autore negli Stati Uniti. Lo streaming di un video di cui non si possiedono i diritti d’autore sarebbe un reato punibile con il carcere, così come la vendita di merci contraffatte. Non solo: potrebbe essere considerato reato anche il semplice linkare contenuti che violano i diritti d’autore, in quanto aiuto alla loro diffusione.
I critici della legge dicono che il SOPA potrebbe obbligare i gestori dei siti a controllare preventivamente tutto il materiale che viene pubblicato dagli utenti, colpendo molto duramente i siti (come Twitter, Facebook o Youtube) che si basano in primo luogo su di esso. Uno degli emendamenti proposti intende limitare il campo di applicazione della legge ai siti registrati fuori dagli Stati Uniti. I poteri dati all’autorità giudiziaria sono molto ampi, e potrebbero arrivare fino alla censura dei risultati dei motori di ricerca e all’intervento nel Domain Name System (DNS), il sistema che distribuisce i nomi dei siti web, gestito in ultima istanza da un ente privato con sede in California, l’ICANN.
A che punto è
Tra il 14 e il 16 dicembre la proposta di legge SOPA è stata discussa alla Commissione giustizia della Camera, nella sottocommissione che si occupa delle questioni di proprietà intellettuale e di Internet. L’opposizione al provvedimento è stata molto decisa e ha presentato una cinquantina di emendamenti, il che ha portato il presidente della commissione a rimandarne la discussione a una data da definirsi.
Chi è a favore
Importanti società e associazioni professionali dell’industria cinematografica, così come aziende farmaceutiche, associazioni sportive e produttori di videogiochi, hanno espresso il loro sostegno alla proposta di legge. L’argomentazione principale dei sostenitori è di tipo economico: i danni della pirateria informatica colpiscono le società per milioni di dollari ogni anno (è in corso un dibattito sull’impatto economico e le dimensioni del fenomeno), che si traducono in perdite di posti di lavoro per i lavoratori statunitensi.
Chi è contrario
L’opposizione al SOPA è molto ampia e coinvolge diverse società importanti che operano nel settore informatico, alcune delle quali si sono riunite in un gruppo di pressione, la NetCoalition, di cui fanno parte tra gli altri Google, Yahoo, Amazon, eBay, PayPal e Wikipedia. Secondo un responsabile di NetCoalition, le società si starebbero accordando per mettere offline temporaneamente i loro siti come azione di protesta nel caso in cui il SOPA venga approvato. L’ultima tra le personalità celebri a essersi espressa contro il SOPA è stato Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti e membro del consiglio di amministrazione di Apple.
Secondo i critici della legge, il SOPA è un attacco alla libertà di espressione su Internet, e costituirebbe un freno all’innovazione e alla nascita di nuove iniziative nel settore informatico. Molte delle grandi società informatiche riunite nella NetCoalition riconoscono comunque la necessità di nuove iniziative legislative per contrastare la pirateria informatica, ed è stata presentata al Congresso una proposta di legge alternativa, chiamata OPEN e sostenuta tra gli altri da Google e da Facebook, che interviene principalmente sul ruolo del Dipartimento di Giustizia nel mettere in atto i provvedimenti anti-pirateria. I sostenitori del SOPA si sono già espressi in senso contrario, giudicandola insufficiente.