I rischi dello yoga
Il New York Times anticipa un nuovo libro che mette in guardia dai pericoli di infortuni spesso sottovalutati
Il magazine domenicale del New York Times ha dedicato un lungo articolo ai danni che può procurare una pratica scorretta dello yoga. L’autore è William J. Broad, e l’articolo anticipa il suo libro sui benefici e sui rischi per la salute dello yoga (sarà pubblicato a febbraio negli Stati Uniti). Il giornalista racconta delle sue ricerche e di un lungo colloquio (avvenuto nel 2009) con Glenn Black, istruttore di yoga per quasi quarant’anni, che ha studiato a Poona, in India, all’istituto fondato da B. K. S. Iyengar, 93 anni, uno dei maestri di yoga più celebri del mondo.
Lo yoga è una disciplina in grande crescita negli ultimi anni. Negli Stati Uniti il numero di quelli che lo praticano è cresciuto da circa 4 milioni nel 2001 a circa 20 milioni, secondo le stime più larghe, nel 2011. Black ha opinioni piuttosto radicali: “la grande maggioranza delle persone” dovrebbe semplicemente smettere di fare yoga, dato che è troppo rischioso per la sua salute.
Black sostiene che molte persone rischiano di farsi del male praticando lo yoga perché hanno debolezze fisiche o problemi che rendono molto più probabili gli infortuni. Per molti di loro sarebbero meglio esercizi di riabilitazione mirata, dato che “lo yoga è per le persone che sono in buona condizione fisica”, e può essere usato in modo terapeutico solo se il maestro conosce bene i problemi dei suoi allievi. In ogni caso, “non dovrebbe essere usato per una generica classe di allievi”.
Una causa di infortunio deriva anche nel tipo di individui che praticano lo yoga nei paesi occidentali: persone abituate a rimanere sedute tutto il giorno su una sedia mettono alla prova il loro corpo in esercizi di flessibilità di difficoltà crescente, ideati per lo più in India da persone con un diverso rapporto con il proprio fisico e abituati a rimanere seduti a gambe incrociate come posizione usuale nella vita di tutti i giorni. Black racconta di aver visto insegnanti saltare sopra i propri studenti, tirare i loro arti e spingerli a svolgere esercizi impegnativi da soli, senza che i maestri avessero la necessaria preparazione per riconoscere i rischi di traumi e infortuni.
I maestri più celebri, secondo Broad, hanno d’altra parte evitato a lungo di nominare qualsiasi aspetto pericoloso della disciplina, o ne sono stati ampiamente inconsapevoli: il guru Swami Gitananda ha dichiarato che “il vero yoga è sicuro come il latte materno”. Broad scrive che gli aspetti positivi ci sono sicuramente, dato che lo yoga può abbassare la pressione del sangue, stimolare la produzione di agenti chimici antidepressivi nel cervello, migliorare la vita sessuale. Fin dagli anni Settanta, però, sono comparsi studi medici che hanno portato prove dei rischi potenziali della disciplina, se effettuata senza criterio e coscienza dei propri limiti.
Gli infortuni
Il “piede cadente da yoga”, ad esempio, è un problema di una parte periferica del nervo sciatico che dalla parte finale della spina dorsale attraversa le gambe. Una comune posizione seduta dello yoga, la vajrasana priva la parte del nervo che si trova sotto il ginocchio dell’ossigeno, e lo può danneggiare gravemente. Il problema venne osservato per la prima volta negli anni Settanta in un giovane che rimaneva nella posizione vajrasana per ore.
Nel 1972 un neurofisiologo di Oxford, W. Ritchie Russell, pubblicò un articolo sull’autorevole British Medical Journal dal titolo “Lo yoga e le arterie vertebrali”, sostenendo che in rari casi alcune posizioni dello yoga possono provocare un infarto anche in persone relativamente giovani e in salute. Come scrive Broad, Russell scoprì che alcuni tipi di lesioni cerebrali possono essere causate da movimenti rapidi o eccessive tensioni del collo, simili a quelle causate dal colpo di frusta. Il collo si può piegare all’indietro circa 75 gradi, 40 in avanti e 45 lateralmente, in situazioni normali, ma lo yoga causa molto frequentemente torsioni maggiori, come ad esempio nella posizione del cobra (in cui Iyengar invita a piegare indietro la testa il più possibile). Le torsioni provocano però una compressione dell’arteria basilare, una delle principali arterie che portano il sangue al cervello, che possono causare diversi tipi di infarto.
Il Bikram yoga, un particolare tipo di yoga che consiste in una serie di esercizi da svolgersi in una stanza con una temperatura intorno ai 40°C, è stato indicato di recente come possibile causa di danni muscolari e alle cartilagini. Secondo un’indagine della Columbia University di New York citata da Broad, i cui risultati sono stati pubblicati nel 2009, la maggior parte degli infortuni causati dallo yoga riguardano per la maggior parte la zona lombare (la parte inferiore della schiena), seguita dalla spalla, dal ginocchio e dal collo.
I numeri degli infortuni causati durante le sedute di yoga non sono comunque allarmanti in termini assoluti, anche se in crescita insieme al grande numero di praticanti della disciplina. Quello che sottolinea l’articolo del New York Times è la necessità di una corretta preparazione da parte dei maestri e l’invito a chi lo pratica a non affidarsi acriticamente alla disciplina orientale, considerandola miracolosamente curativa e rigenerante.
foto: Ed Jones/AFP/Getty Images