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  • Giovedì 5 gennaio 2012

I guai del presidente della Banca centrale svizzera

Philipp Hildebrand e la moglie sono accusati di aver approfittato delle decisioni di politica monetaria della banca per guadagni personali

Il presidente della Banca Centrale Svizzera (BCS), Philipp Hildebrand, 48 anni, è al centro di una polemica in Svizzera a causa di una serie di operazioni nel mercato internazionale delle valute, nelle quali la moglie di Hildebrand, Kashya, potrebbe aver beneficiato delle decisioni del marito in qualità di banchiere centrale. Hildebrand è molto rispettato a livello internazionale e ricopre incarichi nel consiglio direttivo della BCS dal 2003 (ne è presidente dal 2010). Negli ultimi due anni era già stato criticato per la sua politica monetaria, che aveva portato a forti perdite per la banca centrale del paese, ed è stato più volte invitato alle dimissioni dal maggior partito svizzero, l’Unione Democratica di Centro (area conservatrice).

La vicenda intorno cui ruota lo scandalo risale ad agosto-settembre scorsi e riguarda acquisti di valute fatti dalla moglie di Hildebrand, racconta il Wall Street Journal. Philipp e Kashya Hildebrand si conobbero mentre entrambi lavoravano per una società finanziaria di New York nel corso degli anni Novanta. La signora Hildebrand aveva lavorato nel settore degli hedge fund (i fondi speculativi) tra il 1994 e il 1999. A partire dal 2001 è proprietaria di una galleria di arte a Zurigo. Il 15 agosto 2011, secondo un’inchiesta condotta sulla vicenda dalla stessa Banca Centrale Svizzera, la donna vendette franchi svizzeri per acquistare 504.000 dollari statunitensi, due giorni prima che la BCS decidesse di aumentare fortemente la liquidità del franco svizzero sul mercato, mossa che provocò l’indebolimento della valuta svizzera. Il 6 settembre successivo, la stessa BCS fece un’altra mossa che causò una netta perdita del franco svizzero nel confronti del dollaro (intorno al 13 per cento) decidendo che non avrebbe permesso all’euro di scendere sotto gli 1,20 franchi.

L’inchiesta della Banca Centrale Svizzera ha concluso che non è stato commesso alcun illecito secondo le leggi nazionali, e martedì 3 gennaio Kashya Hildebrand ha dichiarato in televisione che l’operazione finanziaria fu decisa in piena autonomia sulla base delle sue conoscenze del mercato finanziario, ricordando che gran parte dei movimenti commerciali della propria galleria d’arte avvengono con dollari statunitensi. La donna avrebbe quindi solo voluto approfittare di un momento di debolezza del franco svizzero sui mercati.

Secondo quanto ha stabilito l’inchiesta interna della BCS, Philipp Hildebrand venne a sapere dell’acquisto di dollari statunitensi da parte della moglie solo il giorno dopo. Ma il settimanale di Zurigo Weltwoche, considerato molto vicino al partito UDC che osteggia Hildebrand, ha detto di essere in possesso di una dichiarazione scritta di un funzionario della banca Sarasin, quella usata dagli Hildebrand, che dice che l’acquisto di dollari fu ordinato personalmente da Philipp Hildebrand e non dalla moglie. L’inchiesta del periodico dovrebbe essere pubblicata sul numero in uscita oggi.

In una vicenda che finora non appare collegata, la banca Sarasin, in una dichiarazione di martedì 3 gennaio, ha detto di aver licenziato un dipendente del settore informatico per aver consegnato documenti riguardanti le operazioni in valuta della famiglia Hildebrand a membri dell’UDC. Non è solo il maggior partito svizzero a essere fortemente critico nei confronti di Hildebrand: anche le due più grandi banche svizzere, UBS e Credit Suisse, si sono espresse in passato contro i nuovi e rigidi regolamenti bancari decisi dalla banca centrale.

Nel corso del 2010, la famiglia Hildebrand ha effettuato altri due acquisti di dollari statunitensi che sono finiti sotto indagine da parte della banca centrale. L’inchiesta ha concluso che Hildebrand non ha violato le regole della BCS, che vietano ai suoi funzionari di fare operazioni finanziarie nello stesso periodo in cui vengono prese decisioni di politica economica, ma non stabiliscono limiti di tempo precisi. I funzionari della BCS devono anche cedere tutti i propri investimenti a un amministratore esterno, che per sei mesi ne ha il controllo completo. Solo dopo sei mesi, i funzionari possono ordinare operazioni, ma esclusivamente per acquisti personali e non per operazioni che abbiano come obbiettivo il guadagno diretto. I familiari non sono inclusi nei regolamenti.

foto: FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images