Le proteste in Nigeria sul prezzo della benzina
Il governo ha tagliato i sussidi, i prezzi sono raddoppiati da un giorno all'altro e l'opposizione manifesta in piazza
A partire da ieri in Nigeria centinaia di persone sono scese in strada per protestare contro la scelta del governo di rimuovere i sussidi alle società importatrici di carburante, decisione che ha fatto raddoppiare il costo della benzina nel paese. I manifestanti hanno occupato alcuni distributori e hanno dato fuoco a copertoni e altro materiale in segno di protesta, cantando slogan contro il governo. L’erogazione dei sussidi è finita domenica e in poche ore il prezzo della benzina al litro è passato da 65 naira (0,31 euro) a 141 naira (0,68 euro). Secondo le stime delle Nazioni Unite, la maggior parte dei nigeriani vive con meno di due dollari al giorno.
Secondo le autorità, il provvedimento servirà a risparmiare denaro e a investire nuove risorse in altre attività utili per il paese. Il governo confida di usare i fondi risparmiati per la costruzione di alcune raffinerie: la Nigeria è uno dei più grandi produttori di petrolio tra i paesi africani, ma non ha nessuna raffineria funzionante ed è quindi costretta a importare il carburante. Il portavoce del presidente Goodluck Jonathan ha ricordato che il dibattito sull’eliminazione dei sussidi è andato avanti per quasi due mesi, consentendo a tutti di far valere le proprie ragioni prima della decisione finale: «È naturale che ci siano persone che non sono d’accordo. In una democrazia il diritto a esprimere opinioni diverse è sacrosanto. Le proteste sono state in buona parte pacifiche e non abbiamo notizie di particolari violenze. Il presidente non ha alcun problema nei confronti delle persone che protestano, a patto che lo facciano civilmente».
I manifestanti contestano la decisione del governo, che secondo loro renderà ancora più difficile la vita alle tante famiglie che vivono con pochi dollari al giorno. Dicono di aver ulteriormente perso la fiducia nel governo e di non fidarsi delle promesse dei nuovi investimenti, a partire da quelli annunciati per la costruzione delle raffinerie. Non ritengono verosimile che la Nigeria spenda davvero otto miliardi di dollari per creare nuove infrastrutture.
In molte aree del paese le manifestazioni sono state organizzate dai due principali sindacati della Nigeria, che hanno anche pubblicato un comunicato congiunto contro il governo. Nel documento dicono che «questo “regalo” per il nuovo anno da parte della presidenza è disumano, privo di sensibilità e mira a portare l’anarchia nel paese». I due sindacati minacciano lo sciopero generale a oltranza fino a quando non saranno reintrodotti i sussidi. Dicono che con la loro protesta potrebbero paralizzare il paese lasciando chiusi i centri di estrazione del petrolio, i mercati, le banche, gli aeroporti e le aree portuali. Il carburante viene usato non solo per i mezzi di trasporto, ma anche per alimentare i generatori di corrente usati da decine di imprese ed esercizi commerciali per avere la luce elettrica. La rete di distribuzione dell’energia non funziona a dovere in buona parte del paese e ci sono lunghi periodi di blackout, che possono essere compensati solamente con l’uso dei generatori.