Le sanzioni contro l’Iran fanno effetto
La valuta nazionale ha toccato un nuovo minimo storico, perdendo circa il 30 per cento del suo valore tra 1 e 2 gennaio
La moneta iraniana, il rial, ha raggiunto il valore più basso degli ultimi vent’anni nel cambio con il dollaro. Il rial ha perso circa il 30 per cento del suo valore tra 1 e 2 gennaio, arrivando a 17.800 rial per un dollaro (per poi risalire leggermente ieri e oggi fino a 16.200 rial/dollaro), dopo che il 31 dicembre il presidente degli Stati Uniti Obama ha firmato una legge, annunciata da tempo, che introduce sanzioni contro il sistema bancario iraniano.
Il Christian Science Monitor scrive che l’annuncio delle nuove sanzioni ha causato un’ondata di panico tra gli iraniani, anche se i provvedimenti entreranno in vigore solo tra qualche mese. Molti iraniani hanno reagito cambiando parte delle loro riserve di valuta locale in monete più forti, come il dirham degli Emirati Arabi Uniti (un importante intermediario finanziario e commerciale per l’Iran), l’euro, il dollaro o l’oro.
Le leggi firmate da Obama prevedono che gli Stati Uniti sanzionino le aziende straniere che comprano petrolio iraniano, i cui proventi contano per la grande maggioranza delle entrate del governo del paese, e le banche che sono coinvolte in transazioni finanziarie con il paese. In questo modo, la società statale responsabile della gran parte del commercio del petrolio (la National Iranian Oil Company) avrà difficoltà a riportare in patria i guadagni della vendita del petrolio. La banca centrale del paese avrà minor accesso alle riserve di valuta straniera che mantiene all’estero e quindi anche una capacità minore di influire sul tasso di cambio del rial. È probabile che nei prossimi giorni il rial si stabilizzi intorno a un nuovo valore, che però difficilmente sarà inferiore alla soglia di 14.000 rial per dollaro.
A partire dal 1979, l’anno della cacciata dello Scià Mohammad Reza Pahlavi, l’economia iraniana è peggiorata costantemente: il prodotto interno lordo del paese si ridusse di circa un terzo nei primi vent’anni della rivoluzione, e gli standard di vita si sono abbassati sensibilmente. A questo hanno contribuito la corruzione e l’inefficienza dell’amministrazione iraniana post-rivoluzionaria e la devastante guerra di otto anni contro l’Iraq (1980-1988), a cui il governo iraniano attribuisce ancora oggi pesanti responsabilità nello stato dell’economia. L’isolamento internazionale e la contrapposizione con gli Stati Uniti hanno aiutato a peggiorare la situazione, con un periodo di parziale ripresa a partire dalla fine degli anni Novanta.
Tra il 1945 al 1975 il rial ebbe un cambio fisso con il dollaro, rivisto solo ogni diversi anni e deciso dalle autorità. Dopo l’abbandono del cambio fisso, la valuta iraniana ha perso valore molto rapidamente nei confronti del dollaro: nel 1978 il cambio era di 71 rial per dollaro, in confronto ai valori con quattro zeri di oggi. Il ricorso a valute straniere più forti per i pagamenti all’interno del paese è molto diffuso, e una delle monete più utilizzate è proprio il dollaro americano.
Nelle ultime settimane diversi paesi occidentali hanno colpito l’Iran con sanzioni economiche e commerciali, contro la decisione del governo iraniano di Mahmoud Ahmadinejad di proseguire il programma nucleare del paese, che il governo sostiene avere unicamente obbiettivi pacifici. Le sanzioni hanno portato a gravi crisi diplomatiche con paesi europei come il Regno Unito e la Francia, e il regime iraniano sta reagendo da un lato facendo sfoggio della propria forza militare e scientifica (ad esempio con la minaccia della chiusura dello stretto di Hormuz, importante punto di passaggio del commercio di petrolio mondiale) e dall’altro mostrando aperture nei confronti della comunità internazionale: il 31 dicembre ha chiesto la ripresa di negoziati multilaterali sul proprio programma nucleare.
foto: ATTA KENARE/AFP/Getty Images