La questione della moschea di Genova
La giunta di centrosinistra ha approvato le linee di indirizzo per la costruzione: il sindaco è molto favorevole, l'IdV non è d'accordo, la Lega fa le barricate
Il 29 dicembre 2011 la giunta comunale di Genova ha approvato una delibera che contiene le disposizioni amministrative per la costruzione di una moschea nella città. Il progetto è sostenuto da anni dal sindaco Marta Vincenzi ha una lunga storia e ha portato a diverse contrapposizioni politiche, anche all’interno della maggioranza di centrosinistra. Il sito previsto per la costruzione della moschea è in via Bartolomeo Bianco e si trova in una zona estremamente periferica, a nordovest del Porto Antico, nel quartiere del Lagaccio, a circa un chilometro in linea d’aria dalla stazione ferroviaria di Porta Principe.
La costruzione della moschea, secondo quanto ha detto al Secolo XIX l’assessore comunale alla cultura Andrea Ranieri, non era all’ordine del giorno, fatto che insieme alla data di approvazione ha suscitato le proteste dell’opposizione, secondo cui la giunta ha approvato il provvedimento in un momento di scarsa attenzione dell’opinione pubblica. Secondo quanto dice l’edizione genovese di Repubblica, l’opposizione al progetto non viene solo dalla Lega Nord, ma anche dall’Italia dei Valori, alleata del PD in consiglio comunale, che si sarebbe espressa contro il progetto anche dopo l’ultimo voto della giunta attraverso il coordinatore ligure dell’IdV, il deputato Giovanni Paladini. L’IdV non opporrebbe obiezioni di principio alla costruzione di una moschea, ma alla sua collocazione.
La delibera contiene quelle che tecnicamente si chiamano “linee di indirizzo”, che indicano il percorso amministrativo per la costruzione della struttura. La questione dovrà essere esaminata ora dalla commissione Bilancio del comune ed essere poi approvata dal consiglio comunale, probabilmente entro il prossimo febbraio. Prima dell’effettiva costruzione dovrà però esserci la firma di un nuovo accordo tra il comune e la fondazione che gestirà la moschea.
Il progetto
Il progetto di costruzione di una moschea per la comunità musulmana di Genova, che conta alcune migliaia di persone, risale a diversi anni fa. Il comune aveva avviato un dialogo con la comunità musulmana per la costruzione di una moschea già nel luglio 2008, quando il sindaco di Genova Vincenzi, del Partito Democratico, firmò un primo documento di intesa con i rappresentanti della comunità musulmana genovese. Poco dopo la firma del documento, la Lega Nord organizzò una raccolta di firme (circa 1600) per chiedere un referendum popolare sulla costruzione del luogo di culto.
Secondo quanto raccontò a Repubblica l’imam Salah Hussein, portavoce della comunità musulmana, nel luglio 2008, fino ad allora i musulmani si riunivano a pregare in cinque luoghi diversi, tre “di dimensioni molto ridotte” (probabilmente semplici stanze di case private arredate per le esigenze del culto) nel centro storico, uno nel quartiere popolare del Cep nelle colline sopra Genova e uno, il più grande, nel quartiere di Sampierdarena (in via Sasso).
Dal momento dell’accordo con il comune, il luogo ipotizzato per la costruzione della moschea ha subito diversi spostamenti. Inizialmente venne proposta dalla comunità musulmana l’area della vecchia darsena del porto di Genova, molto centrale. Successivamente, la comunità musulmana ha acquistato uno stabile a Coronata, una zona a nord di Sampierdarena, con l’idea di farne una moschea.
Il dialogo con il comune ha individuato però un’altra zona, a fine 2010, nel quartiere del Lagaccio. La Lega Nord, da sempre molto contraria al progetto, ha annunciato manifestazioni a gennaio 2011 nella zona. Per la costruzione della moschea il comune aveva chiesto alla comunità musulmana due condizioni principali, entrambe rispettate: la costituzione di una fondazione autonoma rispetto all’UCOII (Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia, la più ampia organizzazione islamica italiana, che gestisce già decine di luoghi di culto) e a qualsiasi associazione confessionale religiosa, e lo “scambio” tra l’area del Lagaccio e quella precedentemente acquistata a Coronata.
Storicamente, Genova aveva una vera e propria moschea nella zona della darsena, in funzione dall’inizio del Seicento alla fine del Settecento (con l’invasione napoleonica). Serviva in primo luogo alle necessità religiose degli schiavi musulmani presenti nella città e utilizzati sulle galere, e la presenza di luoghi di culto per i musulmani era comune in tutti i porti commerciali della penisola: Livorno, per esempio, ne aveva quattro. I resti della moschea genovese, che sorgeva dove ora si trova la biblioteca della facoltà di Economia, furono ritrovati nel febbraio del 2007, e suscitarono una prima discussione sulla necessità di un luogo di culto per la comunità musulmana di Genova.
foto: LaPresse