Il problema con Equitalia
Massimo Gramellini e la schizofrenia degli italiani sulle tasse
Equitalia è una società pubblica incaricata della riscossione nazionale delle tasse. Fa riferimento all’Agenzia delle Entrate e all’INPS e negli ultimi mesi è stata criticata per la lentezza delle sue operazioni e per la durezza del suo comportamento con i cittadini: tassi di interesse elevatissimi, pignoramenti facili, reazioni a catena di sanzioni esponenziali. Negli ultimi mesi in Italia si è parlato di Equitalia per via delle aggressioni violente e degli attentati che hanno colpito diverse sue sedi locali: lettere minatorie, proiettili nelle buste, pacchi esplosivi. Nel caso più grave, occorso lo scorso 9 dicembre, il direttore generale dell’Agenzia è stato ferito al volto e a una mano da un paccobomba. Ne è nata anche una polemica politica, importante ma dai toni particolarmente delicati: per via dell’importanza del compito di Equitalia, la riscossione delle tasse in un paese massacrato dall’evasione fiscale, e della difficoltà di parlare delle molte cose che non vanno in Equitalia mentre i suoi dipendenti sono oggetto di ingiustificabili aggressioni violente. Oggi Massimo Gramellini sulla Stampa riesce a fare un’analisi lucida e completa della questione.
La guerra di sguardi lividi e carte bollate che gli italiani hanno ingaggiato da anni con Equitalia non ha nulla a che spartire con i gesti criminali di chi in questi giorni, nonostante le smentite della Storia, vuole farci credere che le ingiustizie si guariscano evocandone la madre: la violenza.
La guerra di cui ci occupiamo qui è una guerra fra poveri, anzi, fra impoveriti (le finanze individuali contro quelle pubbliche) ed è il sintomo di un’emergenza nazionale che precede e spiega tutte le altre: il rapporto fra i cittadini e lo Stato.
Secondo il manuale di educazione civica che prende polvere da decenni nelle nostre librerie, i cittadini sono lo Stato. E le tasse, di conseguenza, lo strumento per finanziare se stessi. Non pagarle rappresenta un atto di masochismo. Ma in Italia non è così. Per un italiano lo Stato è altro da sé, è un vampiro arrogante da buggerare più che si può. Di solito viene identificato con la casta costosa, pletorica e inefficiente dei politici, con il treno sporco e perennemente in ritardo dei pendolari, con il funzionario pubblico che digrigna i denti al di là dello sportello, complicandoci le cose facili e non semplificandoci quelle difficili.
D’altro canto, per un funzionario pubblico il cittadino italiano non è il suo datore di lavoro, ma un postulante. Non il comproprietario dello Stato, ma un suddito. L’effetto di questa estraneità reciproca, rimasta grosso modo inalterata dai tempi delle invasioni barbariche, si riverbera sulla relazione cruciale fra chi paga le tasse e chi le riscuote. Il contribuente considera Equitalia un taccheggiatore. Equitalia considera il contribuente un evasore.
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foto: LaPresse