Le foto delle proteste a Budapest
L'opposizione ungherese è tornata in piazza dopo che il governo ha di nuovo messo mano alla Costituzione: "ci hanno trasformato nel luogo più oscuro d'Europa"
Decine di migliaia di persone sono scese in piazza ieri a Budapest, in Ungheria, per protestare contro le nuove ennesime modifiche alla Costituzione apportate dal governo guidato da Viktor Orban e dal partito conservatore Fidesz, che gode di una larga maggioranza parlamentare. I manifestanti sostengono che le riforme rimuovono molti contrappesi del sistema istituzionale ungherese introdotti dopo la fine del comunismo e minacciano quindi la tenuta della democrazia. Anche l’Unione Europea e gli Stati Uniti nelle scorse settimane avevano chiesto al governo ungherese di fare un passo indietro, senza ottenere risultati. L’approvazione delle riforme, tra l’altro, complica il raggiungimento di un accordo tra l’Ungheria, l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale, mentre le agenzie di rating continuano a penalizzare i titoli di Stato ungheresi: la faccenda politica potrebbe diventare presto una faccenda economica e coinvolgere tutta l’Europa.
“Viktor Orban e i suoi servi hanno trasformato l’Ungheria nel luogo più oscuro d’Europa”, ha detto all’Agence France Presse il deputato socialista Tibor Szanyi. La riforma costituzionale contestata comprende un preambolo a difesa dell’unità “intellettuale e spirituale della Nazione”, che secondo gli oppositori potrebbe essere utilizzato per giustificare la repressione del dissenso politico; l’inclusione di temi sociali divisivi e delicati – i diritti dei feti, il matrimonio solo tra uomo e donna, la pena di morte – che vengono così sottratti al dibattito pubblico; la revisione del sistema elettorale in un modo che secondo gli oppositori favorirebbe Fidesz. Nell’ultima seduta dell’anno, poi, il parlamento ungherese ha approvato una controversa serie di modifiche legislative che riguardano la banca centrale del paese, la Banca Nazionale Ungherese, inclusa una modifica costituzionale.
La prima serie di modifiche riguarda l’assetto degli organi direttivi della banca centrale: l’attuale presidente Andras Simor (fermamente e pubblicamente contrario alla legge) non avrà più la facoltà di nominare i suoi vice, il consiglio monetario che decide i tassi di interesse è stato aumentato da sette a nove membri (aumentando il peso di quelli di nomina parlamentare) e il numero dei vice governatori, anche questi nominati dal parlamento, è stato aumentato da due a tre. Il secondo provvedimento è un emendamento costituzionale, l’ennesima modifica alla Costituzione negli ultimi diciotto mesi, da quando cioè è in carica il governo di centrodestra del partito Fidesz di Viktor Orbán. La modifica costituzionale prevede la possibilità di unire la banca centrale all’autorità incaricata di vigilare sui mercati finanziari, assegnando al governatore della banca centrale una posizione di secondo piano.
Queste modifiche alla banca centrale sono solo l’ultimo dei provvedimenti controversi adottati dal governo Orbán, che l’opposizione accusa di attaccare gravemente le istituzioni democratiche e che ha già ricevuto in passato diverse proteste e richieste di chiarimenti su provvedimenti specifici da parte della comunità internazionale.