La propaganda sull’Olocausto in Israele
Gli ebrei ortodossi alzano i toni dello scontro sui diritti delle donne: accusano di nazismo chi difende la parità e manifestano con le uniformi dei lager
In Israele continua la polemica sulla discriminazione delle donne richiesta dagli haredim, gli ebrei ultra-ortodossi. Lunedì gli haredim di Mea She’arim, un quartiere di Gerusalemme, hanno alzato ulteriormente il tono dello scontro pubblicando sul sito Haredi of Haredis delle immagini ritoccate del capo della polizia di Gerusalemme Niso Shaham, presentato come Adolf Hitler. Nel fotomontaggio Shaham indossa un’uniforme delle SS e una scritta lo definisce “Adolf Niso Shaham – assassino di massa”. La polizia ha aperto un’indagine per scoprire l’autore dell’immagine. Due settimane fa Shaham aveva parlato all’entrata di Mea She’arim dicendo che la polizia non avrebbe tollerato la segregazione delle donne e aveva raccontato che i poliziotti che entravano nel quartiere venivano aggrediti dagli abitanti, che rovesciavano acqua e brandelli di carta dai balconi accusandoli di essere nazisti.
Sabato scorso alcuni ultra-ortodossi avevano organizzato una manifestazione in piazza Shabbat, a Gerusalemme, contro quella che definiscono una persecuzione da parte dello stato ai loro danni: decine di persone – soprattutto bambini – indossavano le uniformi dei prigionieri dei campi di concentramento nazisti e portavano al petto una stella gialla con scritto “ebreo” in tedesco. I manifestanti gridavano contro i poliziotti chiamandoli nazisti, mentre i poliziotti rimanevano impassibili. La protesta aveva suscitato polemiche e indignazione nell’opinione pubblica e nei partiti politici, che criticavano l’uso dei simboli nazisti.
Da due settimane scontri e discussioni tra ebrei osservanti e laici sulla lunghezza dei vestiti delle donne o su quali posti debbano occupare sugli autobus sono all’ordine del giorno. Le tensioni sono cresciute dopo la stampa aveva raccontato la storia di una bambina americana di otto anni che vive nella città di Beit Shemesh e che era stata aggredita da un ebreo ultra-ortodosso mentre andava a scuola. L’uomo le aveva sputato addosso chiamandola “prostituta” perché considerava il suo abbigliamento indecente, nonostante la bambina avesse braccia e gambe coperte.
(Le foto della protesta a favore delle donne in Israele)
Da allora ci sono state numerose manifestazioni di haredim e laici a favore o contro la discriminazione delle donne e il tema è stato mantenuto vivo da altri episodi del genere. La scorsa settimana per esempio Doron Matalon, una soldatessa israeliana, era salita su un autobus che serviva una comunità ortodosso ed era stata aggredita da alcuni passeggeri: la donna infatti si era rifiutata di sedersi nella zona posteriore – riservata alle donne – e si era seduta insieme agli altri uomini. La faccenda si è conclusa con l’intervento della polizia e l’arresto di un passeggero, Shlomo Fuchs, che ha 45 anni, 12 figli e nessun lavoro. Fuchs studia tutto il giorno i testi sacri in un’università religiosa e per questo riceve un sussidio dallo Stato ed è esentato dal servizio militare. Alcuni tentativi di assoldare gli ultra-ortodossi hanno avuto successo ma hanno creato altri problemi, come quando qualche settimana fa i soldati haredim abbandonarono la cerimonia in cui veniva accesa la candela per la festa religiosa dell’Hannukkah perché vi partecipavano anche delle soldatesse.
Gli scontri sui diritti delle donne riflettono una questione nata con lo stato di Israele, ovvero quella della sua laicità. È un conflitto che si va inasprendo negli anni con la costante crescita della comunità ultra-ortodossa, che ha ormai raggiunto il dieci per cento della popolazione del Paese.