La volta che Merkel chiamò Napolitano
Che cosa dice, parola per parola, il lungo "retroscena" del Wall Street Journal sulla crisi europea, quando si occupa dell'Italia
Il Wall Street Journal pubblica oggi un lungo articolo di Marcus Walker – in questo momento è l’apertura del sito Internet – che racconta una serie di retroscena riguardo gli ultimi mesi di crisi dell’euro. Il Post guarda solitamente con molta circospezione al genere del retroscenismo nella cronaca politica, in Italia dilagante da anni, visto che solitamente racconta fatti e dialoghi sulla base di racconti spesso non di prima mano, spesso inaccurati, quasi sempre smentiti, dalle fonti irrintracciabili e quindi non verificabili.
L’articolo di Walker merita però una lettura: innanzitutto perché per il Wall Street Journal il retroscenismo è genere molto meno praticato, e quindi c’è da pensare che quando accade ci si basi su elementi di qualche concretezza; perché quanto raccontato appare particolarmente plausibile e credibile; perché l’articolo vede la collaborazione di altri tre giornalisti, oltre a chi lo firma, e inoltre perché Walker scrive che “la ricostruzione del Wall Street Journal si basa su interviste con più di due dozzine di policy makers, inclusi alcuni protagonisti delle vicende, e sull’esame di alcuni documenti chiave”. In ogni caso, come sempre in queste circostanze, il suggerimento è di prendere queste informazioni con le molle.
La maggior parte delle cose raccontate da Walker è nota: i nervosismi tra Merkel e Sarkozy, le pressioni di quest’ultimo sulla BCE, le polemiche che hanno chiuso il mandato da governatore di Trichet, il caos scoppiato con l’annuncio del referendum da parte dell’ex premier greco George Papandreou. Infatti l’articolo comincia proprio con la storia della telefonata di Angela Merkel e Giorgio Napolitano, elemento più forte del retroscena, sintetizzato così.
Una fredda sera d’ottobre, nella sua austera cancelleria, Angela Merkel fece una telefonata riservata a Roma, per salvare l’euro. Due anni dopo lo scoppio della crisi del debito nella piccola Grecia, era successo l’impensabile: gli investitori stavano scappando dal debito pubblico dell’Italia, una delle più grandi economie del mondo. Se le vendite non si fossero fermate l’Italia sarebbe precipitata, portando con sé la moneta comune europea.
Con la sua telefonata al palazzo del Quirinale, una volta residenza papale, oggi casa dell’ottuagenario capo dello Stato italiano, il presidente Giorgio Napolitano, Angela Merkel si mise su un terreno delicato. I leader europei hanno un patto non scritto: non intervenire nella politica interna l’uno dell’altro. Ma Angela Merkel stava gentilmente sollecitando l’Italia a cambiare il suo primo ministro, se l’attuale primo ministro – Silvio Berlusconi – non fosse riuscito a cambiare l’Italia.
Che Merkel e Napolitano si sentano al telefono non è una notizia, così come non è una notizia che la cancelliere tedesca fosse molto preoccupata per la situazione italiana (come il resto dell’eurozona) e che circolassero in Europa forti dubbi riguardo la capacità del governo Berlusconi si gestire un momento così delicato. La notizia, eventualmente, sarebbe la “sollecitazione a cambiare il primo ministro”, rivolta al capo dello Stato. Quando però Walker passa a descrivere nel dettaglio la telefonata, intorno alla fine dell’articolo, il racconto perde la richiesta esplicita di Angela Merkel (smentita, tra l’altro, dallo stesso Napolitano).
Dietro la mossa [la telefonata] c’era la crescente impressione a Berlino che i paesi dell’eurozona non potessero fare tutto quello che volessero. Il premier italiano, Silvio Berlusconi, impantanato in scandali giudiziari e sessuali, imperturbabile nella sua fama di libertino, ha temperamento opposto a quello della sobria Angela Merkel, figlia di un pastore luterano.
Il fallimento di Berlusconi nel rianimare l’economia italiana stava mettendo in pericolo l’Europa. Così Merkel telefonò a Napolitano, l’uomo il cui incarico gli avrebbe conferito il potere di nominare un nuovo primo ministro, qualora Berlusconi avesse perso il suo sostegno parlamentare.
Merkel disse a Napolitano che gli sforzi dell’Italia per tagliare il deficit erano stati “apprezzati”, ma che l’Europa avrebbe davvero voluto vedere riforme più aggressive per far ripartire la crescita. Disse che era preoccupata che Berlusconi non fosse abbastanza forte da riuscirci.
Napolitano disse che il fatto che Berlusconi fosse recentemente sopravvissuto a un voto di fiducia per un solo voto “non era rassicurante”.
Merkel ringraziò il presidente in anticipo per il suo fare “quanto nei suoi poteri” per promuovere le riforme.
foto: AP Photo/Enrico Oliverio-Italian Presidency